La Casa Bianca lo ha definito“una vittoria per le famiglie della classe media e per l’economia”, ma dopo essere stato approvato dal Senato, l’accordo bipartisan che tra le altre cose alza le tasse agli americani più ricchi per evitare il ‘baratro fiscale’ è ora all’esame della Camera dei Rappresentati, dove continua il braccio di ferro.

In mancanza di una definitiva approvazione globale da parte del Congresso, tecnicamente il Paese è già nel cosiddetto ‘fiscal cliff’, ovvero l’aumento automatico da oggi delle tasse per il 98% degli americani e dei tagli indiscriminati alla spesa pubblica per 600 miliardi di dollari e timori diffusi e giustificati di recessione. Tuttavia, di fatto i parlamentari della Camera, a maggioranza repubblicana, possono ancora contare sui ‘tempi supplementari’, visto che oggi i mercati sono chiusi per il capodanno.

Tra le varie misure previste dall’intesa, mediata sul fil di lana dal vicepresidente Joe Biden e dal leader della minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell, la più significativa è quella che fissa al 39,6 per cento l’aliquota per i contribuenti più ricchi, ovvero le persone che guadagnano oltre 400 mila dollari l’anno o le coppie sposate che guadagnano oltre 450 mila dollari. Ma c’è anche il rinvio di due mesi ai tagli dell’8 per cento alla difesa e altre competenze del governo, e la proroga di un anno dei benefici legati all’indennità di disoccupazione, una misura che riguarda almeno due milioni di persone.

Dopo una maratona negoziale andata avanti per settimane, il passaggio al Senato la notte scorsa – a stragrande maggioranza, con 89 sì e 8 no – ha suscitato un certo ottimismo; con il presidente Barack Obama che si è affrettato ad affermare che “né i democratici né i repubblicani hanno ottenuto tutto quello che volevano”, ma “questo accordo è la cosa giusta da fare per il nostro Paese, e la camera dei Rappresentanti dovrebbe votarlo senza ritardi”.

Certamente, Obama ha dovuto fare una concessione notevole, dopo aver affermato più volte in campagna elettorale e anche nelle ultime settimane che era necessario aumentare le imposte per chi guadagna da 250 mila dollari in su.

Ma anche molti repubblicani hanno d’altro canto accettato un aumento delle tasse che vedevano come il fumo agli occhi. E già prima che giungesse alla Camera, il presidente dell’Assemblea, il repubblicano John Boehner, ha lasciato intendere la possibilità di eventuali emendamenti.

Anche se sia i democratici che i repubblicani non hanno ottenuto tutto quello che volevano, Boehner è considerato uno degli sconfitti in questa vicenda. Le trattative che ha guidato non hanno portato a nulla e anche il suo cosiddetto ‘piano B’ non è riuscito neanche ad arrivare al voto della Camera.

Secondo quanto scrive oggi il Washington Post, è quasi certo che giovedì sarà rieletto Speaker della Camera, quando si insedierà il nuovo Congresso uscito dalle elezioni del 6 novembre, ma la sua immagine ha comunque subito un forte colpo dal ‘fiscal cliff’.

Una constatazione che pesa, in vista di una nuova stagione di trattative che si aprirà da subito, considerato che l’accordo non affronta veramente il problema del deficit di bilancio che ha raggiunto i 16,4 trilioni di dollari, un fronte su cui, come ha affermato lo stesso presidente Obama, “c’è ancora del lavoro da fare”, che sarà affrontato per tappe.

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