La fase d’emergenza per l’elevato flusso migratorio causato dalla stagione della “Primavera Araba” terminerà il 31 dicembre. A comunicarlo è il ministero dell’Interno, ricordando che, rispetto ad un possibile caos a seguito della fine emergenziale, “gli interventi, fino ad oggi posti in essere, hanno consentito di diminuire il numero delle persone accolte a meno di 18mila”. Nei prossimi due mesi il Viminale, “attraverso i prefetti, che subentreranno dal 1 gennaio nella gestione ordinaria, garantirà agli stranieri ancora presenti una accoglienza finalizzata ad una progressiva loro uscita dal sistema anche attraverso programmi di rimpatrio volontario e assistito”.

L’intervento umanitario è stato gestito attraverso la nomina di un commissario delegato per l’emergenza nella persona del capo dipartimento della Protezione civile supportato dal ministero dell’Interno, dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dalle Regioni, dall’Upi e dall’Anci ed ha riguardato “sia i 28.123 stranieri giunti nel 2011 dalla Tunisia a seguito della crisi politica di quel Paese, sia i 28.431 provenienti dalla Libia conseguentemente ai noti eventi bellici, sia altri 6mila stranieri provenienti dal mediterraneo orientale. Su tutto il territorio nazionale – spiega una nota – è stata attivata un’accoglienza diffusa, con punte massime di oltre 26.000 profughi, nonché l’esame di oltre 39mila richieste di asilo da parte delle Commissioni Territoriali e delle loro Sezioni per il riconoscimento della protezione internazionale”.

“La conclusione degli interventi straordinari – prosegue il comunicato – non si concretizzerà nell’abbandono di quelle persone ancora bisognose di protezione, con particolare riferimento a coloro che devono veder definita la loro procedura e a quelli che sono in attesa del rilascio di un permesso umanitario della durata di un anno che consente di svolgere un’attività lavorativa”. Il ministero garantisce che particolare attenzione sarà posta nei confronti di soggetti vulnerabili e di nuclei familiari che potranno godere, se necessario, “di ulteriori interventi nel Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati” mentre “con le risorse dei Fondi europei, saranno attivati ulteriori interventi per favorire percorsi di integrazione e di inclusione nel territorio. Tutto ciò in coerenza con quanto concordato con le Regioni, con l’Upi e con l’Anci nel “Documento di indirizzo per il superamento dell’emergenza nord-Africa” sul quale è stata sancita l’intesa in Conferenza Unificata lo scorso 26 settembre 2012″.

“L’Italia – conclude il Viminale – negli ultimi venti anni ha sempre dimostrato l’alto valore degli interventi umanitari posti in essere, a fronte di numeri così elevati e di situazioni personali ed umane così diverse (oltre 78.000 albanesi del 1991, oltre 82.000 della guerra civile nella ex Jugoslavia, circa 28.000 cittadini di etnia curda, ecc.). Nonostante il non favorevole momento economico l’Italia, quasi esclusivamente con risorse nazionali, ha garantito accoglienza ad oltre 62mila stranieri. Il passaggio alla fase ordinaria deve rendere tutti consapevoli della assoluta necessità di sostituire alla fase assistenziale quella di una progressiva autonomia di quanti potranno rimanere sul territorio nazionale”.

Articolo Precedente

Regno Unito, “Solo chemio per il bimbo”. I giudici contro la madre

next
Articolo Successivo

La vergogna delle carceri

next