Voglio scusarmi con tutti per quella che voleva essere soltanto “una imprudente provocazione“. In particolare mi voglio scusare con tutte quelle donne che si sono sentite offese in qualche modo dalle mie parole”. Lo ha detto don Piero Corsi, il parroco di San Terenzo, in provincia di La Spezia, a proposito del volantino sul femminicidio affisso nella chiesa del paese. Il parroco, convocato dal vescovo di La Spezia, Luigi Ernesto Pelletti, il 27 dicembre, ha detto che affronterà “con serenità le decisioni della Curia” e nel frattempo ha chiesto ai giornalisti “un po’ di silenzio”.

Il prete aveva affisso sulla bacheca della sua chiesa l’editoriale pubblicato dal sito Pontifex in cui si invitano le donne vittime di violenze e stupri a fare un esame di coscienza: “Forse ce lo siamo cercate anche noi?”, dovrebbero chiedersi, visto che girano “per la strada in vestiti provocanti e succinti” e consumano tradimenti “sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema”. Nulla di nuovo per il sito, noto per le sue provocazioni integraliste. Peccato che l’editoriale, che prende le mosse dalla lettera apostolica “Mulieres dignitatem”, sia stato affisso sulla bacheca della chiesa di San Terenzo da don Corsi.

La reazioni non si sono fatte attendere. Perentoria la richiesta della presidentessa di Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli: “Chiediamo alle massime autorità civili e religiose che si attivino perché venga immediatamente rimosso il manifesto affisso dal parroco che riteniamo una gravissima offesa alla dignità delle donne. Non è solo un problema di forma o di dignità lesa. Noi di Telefono Rosa riteniamo che questo messaggio sia una vera e propria istigazione a un comportamento violento nei confronti delle donne perché si offre una inaudita motivazione ad atti criminali contro di esse”.

Moscatelli si appella alle massime autorità politiche e religiose: “Chiediamo che sia lo stesso presidente del consiglio Mario Monti, che nel suo ultimo discorso ha parlato della necessità di una nuova rappresentazione delle donne, intervenga attraverso i ministri competenti”. Ma la richiesta è diretta anche a Papa Benedetto XVI e al vescovo di La Spezia Luigi Ernesto Pelletti. “In Italia, il Paese con il maggior numero di femminicidi d’Europa e con un altissimo numero di violenze consumate all’interno delle mura domestiche, un episodio come questo non è più tollerabile”.

L’intervento di monsignor Pelletti è arrivato in giornata: “Appena appresa la notizia dell’affissione della locandina ho subito dato disposizione che la stessa fosse prontamente rimossa”, ha detto. Secondo il vescovo, il testo contiene “affermazioni che conducono a dare un’errata lettura dei drammatici fatti di violenza sulle donne”. Inoltre, in quelle parole, “si leggono motivazioni inaccettabili che vanno contro il comune sentire della Chiesa”.  “A tal proposito – ha sottolineato monsignor Pelletti – ritengo doveroso cogliere l’occasione per invitare tutti a prendere sempre più coscienza dell’inaccettabile fenomeno del femminicidio perché non si debbano più ripetere fatti di violenza sulla donna come quelli che, nell’anno ormai trascorso, hanno drammaticamente segnato la vita del nostro Paese”.

Ma don Corsi non è nuovo a episodi eclatanti: già lo scorso settembre aveva manifestato la propria passione per la bacheca della chiesa, affiggendovi le vignette anti-islamiche all’origine delle reazioni dei musulmani in tutto il mondo. Qualche tempo prima, il prete aveva cacciato, brandendo un candeliere, un clochard che chiedeva l’elemosina.

Le donne di Lerici hanno programmato per venerdì 28 dicembre un sit-in di protesta in spiaggia contro il parroco.

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