Conosco da tanti anni Maurizio Bernasconi. E’ stato campione italiano di kayak, ha girato il mondo, è stato il precursore delle scuole di kayak in Valsesia, ma è anche una persona estremamente attenta al discorso della salute umana, che si collega indissolubilmente con il tema ambientale. Qui un suo intervento appunto sul tema. Di sicuro controcorrente.

“Siamo tutti lì a insorgere per il sacrosanto “diritto alla salute“, nel senso di non tagliare le spese al settore, ma siamo sicuri di non difendere piuttosto il “diritto alla malattia”?

D’accordo, la medicina contribuisce davvero a curare una frattura, un’infezione e parecchie altre cose. Pensiamo però alle grandi patologie degenerative: malattie cardiovascolari, neoplasie, Alzheimer, artrosi, mal di testa, mal di schiena, obesità: la sfilza è lunga. Sono invalidanti, costose e in rapida diffusione specialmente nelle fasce d’età precoci.

Siccome siamo o saremo vecchi a lungo, sembriamo rassegnarci al destino di passarle tutte o quasi. Inizieremo con un colpetto della strega o un trombo senza preavviso, poi avremo alcuni decenni per sperimentare i capricci del colesterolo, le umiliazioni prostatiche e dermatologiche; ci piazzeranno protesi all’anca o al ginocchio e non la faremo franca col glaucoma… sempre incalzati sotto sotto dal fantasma del cancro.

Nel frattempo ci informano che ovviamente il nostro sistema sanitario a breve non sarà più sostenibile. Già sapevamo che si nasce allo scopo di pagare le tasse, ora sia chiaro, si invecchia per fare man bassa di tutti i mali.

Le diagnosi, le ricerche e le cure tuttavia non sembrano mirare davvero sempre all’individuazione e all’eliminazione, dove possibile, delle cause certe e finiscono col tamponare, generando schiere di postulanti a vita. Certe malattie proverrebbero fatalmente da predisposizioni genetiche, punto e basta, si rinunci a capirne di più. Intanto il “cronico” affronta con coraggio file mostruose, mette l’anima e le sue giornate ad abbrutirsi di cure e si lascia tormentare con un minimo di decoro: per il medico non dev’essere poi una grande soddisfazione. Si fa dunque quel che si può? Ma rimuovendo i soliti sintomi delle banali malattie fuori moda, insorgeranno presto altre interessanti patologie. Debellate le tradizionali, che almeno conoscevamo e ci si poteva ragionare, proliferano le malattie rare. Diffusissime e rare, fantastico!

Più la medicina ci cura più i malati sembrano aumentare. La World Health Organization  sostiene che i diabetici in Italia sono circa 3 milioni,  in Europa sono 52 milioni, arrivando in alcune zone al 14% della popolazione. Nel mondo superano 350 milioni, secondo dati Oms, e si stima che raddoppieranno entro il 2030.

Questo dato conferma che nessuna economia, occidentale, orientale o scandinava, potrà sostenere le spese sanitarie di popoli, nessuno si offenda, vecchi e scadenti.

In questa situazione, molti volonterosi si mettono a studiare l’Ayurveda o la Macrobiotica. Ma disponiamo anche di una proposta più vicina a noi. Il dottor Piero Mozzi sostiene che la magagna ha origine soprattutto da generali diffusissimi errori nelle scelte alimentari. E’ un medico di Bobbio, in Val Trebbia, amico della natura, già piuttosto celebre in Val Padana e in internet. Attraverso i suoi libri e le trasmissioni televisive riprese da you tube, propone una serie di drastiche correzioni della nutrizione e dello stile di vita per contrastare molti fattori di rischio, risolvendo insieme alcuni problemi ambientali.

La notizia sta nel fatto che i rimedi del dottor Mozzi costerebbero al contribuente dieci volte meno. O forse cento volte meno, quando si pensa al San Raffaele.

Un aspetto affascinante del suo discorso è una certa concordanza con lo storico lavoro di Luigi Cavalli-Sforza. Nell’arco di parecchi decenni questo studioso, sovrapponendo evidenze linguistiche, storiche e antropologiche alle indagini genetiche effettuate in alcune aree di Asia, Africa ed Europa, aveva dimostrato e ricostruito gli spostamenti dei popoli individuando successive migrazioni di: gruppi più antichi (ma si potrebbe pensare anche ai dravidici forse), portatori del gruppo sanguigno zero; agricoltori/allevatori del gruppo A e pastori/cacciatori portatori dell’antigene B.

Ognuno ottiene beneficio da una dieta appropriata al proprio gruppo. Questa sembra davvero un’impostazione corretta di medicina preventiva, perché forse le malattie da qualche parte arrivano.

Non sappiamo se i consigli del dottor Mozzi garantiranno a tutti una scadenza centenaria e un’ottima morte in perfette condizioni  fisiche, ma potrebbero di sicuro farci risparmiare.”

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