La montagna ha partorito un topolino. Eppure era stata una delle crociate di François Hollande ai tempi della campagna elettorale: quella contro la finanza e la volontà conseguente di dividere le attività retail delle banche, quelle classiche allo sportello, da quelle di investimento, più o meno speculative. Ebbene, oggi il Consiglio dei ministri a Parigi ha adottato il progetto di legge sulla riforma bancaria, che doveva dare un contenuto a tali aspirazioni. Niente di tutto questo: il risultato finale si colloca nettamente al di sotto delle aspettative. Le polemiche di chi si sente tradito sono già scoppiate.

Facciamo un passo indietro. Era il 22 gennaio, poco più di tre mesi prima della sua elezione. Nel suo discorso a Le Bourget, che rappresentò una svolta a sinistra della sua campagna, Hollande affermò: “Il mio vero avversario non ha nome, non ha volto. Non potrà essere eletto, eppure governa. Quest’avversario è il mondo della finanza, che ha preso il controllo delle nostre vite”. In quel modo il candidato era riuscito a captare politicamente l’esasperazione dei francesi sulle derive finanziarie, rese evidenti nel post 2008, dopo il crack della Lehman Brothers. Quando gli Stati, Francia compresa, erano dovuti intervenire con i soldi dei contribuenti per salvare gli istituti di credito, messi in difficoltà proprio dalle attività di investment banking. E, quindi, dalla finanza creativa.

Il candidato Hollande era andato oltre. Aveva detto: “Se eletto, separerò le attività bancarie utili agli investimenti e all’occupazione dalle operazioni speculative”. Tutti gli specialisti del settore avevano in testa un Glass-Steagall Act alla francese. E’ la legge che venne adottata nel lontano 1933 dagli Stati Uniti. E che portò proprio alla separazione tra retail e investment banking, per evitare il formarsi di bolle speculative e un nuovo crack sul tipo di quello del ’29. Il Glass-Steagall Act venne abrogato nel 1999: è in questo modo, secondo svariati osservatori del mondo finanziario, che nel decennio successivo sono gonfiate a dismisura le attività più speculative, intorno ai derivati.

L’amministrazione Obama, con la legge Dodd-Franck, approvata nel 2010, ma applicata in maniera progressiva, ha tentato di ritornare indietro. Comprende anche la Volcker rule, sulla separazione di una parte delle attività di investimento di una banca dal resto. Londra, con la riforma Vickers, ha proceduto a una separazione ancora più netta tra retail e investment, sebbene sarà operativa solo dal 2019. Intanto anche la Commissione europea si è mossa, con il rapporto Liikanen, che va nello stesso senso della Vickers. Adesso è la volta di Parigi.

Ma la delusione è tanta rispetto a chi voleva una vera svolta. Il progetto di legge adottato oggi (sarà esaminato nelle prossime settimane dal Parlamento, ma non dovrebbe subire grosse modifiche) impone la separazione solo di alcune attività speculative, quelle svolte per conto proprio e non per conto dei clienti. Nel caso dei colossi francesi del credito, come Bnp Paribas e Société Générale, si tratta di una quota compresa fra il 2 e il 3% del fatturato globale. “Siamo al di sotto di quanto richiesto dalla Volker rule negli Usa o dalla riforma Vickers nel Regno Unito”, ha sottolineato Thierry Philipponnat, dell’Ong Finance Watch. Fra l’altro, le attività in questione non saranno isolate in una banca a parte, ma semplicemente in una filiale specializzata, dipendente in maniera diretta dalla banca, limitando ancora meno i rischi di quanto previsto.

Dove, invece, la riforma bancaria francese va abbastanza avanti e resta all’altezza delle aspettative è nella decisione di proibire l’high frequency trading (Hft), che attraverso algoritmi speciali permette di accelerare in maniera spropositata gli scambi borsistici, accrescendo il pericolo di movimenti speculativi. Altra novità degna di nota: il divieto dei derivati sule materie prime agricole.  Pierre Moscovici, ministro delle Finanze, si è difeso dalle critiche, parlando di “un testo precursore”. E, riguardo all’accusa di non aver proceduto alla separazione fra retail e investment, come promesso, ha sottolineato che “non abbiamo visto l’interesse di creare delle Goldman Sachs alla francese”. La prudenza di Hollande e dell’Esecutivo socialista sono messi in relazione anche al timore di veder partire delle attività finanziarie da Parigi, in perenne concorrenza in questo campo con Londra. E i posti di lavoro connessi.

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