“Non possiamo più tollerare tragedie come queste. Dobbiamo cambiare. Farò qualsiasi cosa sia in mio potere, per bloccare il massacro”. A Newtown, Connecticut, Barack Obama ha pronunciato il discorso più duro contro le armi della sua storia politica. Di fronte a una platea di centinaia di persone – molti erano in lacrime, mano nella mano – il presidente non ha offerto dettagli concreti su una nuova legge. Il tono delle sue parole, la risolutezza usata nella condanna di “ogni inazione”, rende però improbabile un ritorno al passato. Mentre il presidente parlava, a Washington alcuni senatori democratici accennavano ormai apertamente alle misure di gun control che potrebbero essere prese nelle prossime settimane.

Obama è arrivato a Newtown nella serata di domenica, per partecipare alla veglia per le vittime della strage della Sandy Hook Elementary School. Il discorso, pronunciato da un podio spoglio, con accanto un tavolo illuminato da candele e lumini, l’ha steso di suo pugno, sull’Air Force One che lo portava da Washington in Connecticut. “Nessuna legge, nessun insieme di leggi può eliminare il male dal mondo, o prevenire ogni atto di violenza senza senso nelle nostre società”, ha detto Obama. Il presidente ha però aggiunto di voler “usare ogni potere che è nelle mie mani per prevenire altre tragedie come queste”. 

“Che scelte possiamo avere? – si è chiesto Obama -. Non possiamo accettare fatti come quelli di Newtown come se fossero una semplice routine. Siamo davvero pronti a dire che siamo senza potere di fronte a una simile carneficina? Che le politiche da prendere siano troppo difficili? Siamo pronti a dire che simili atti di violenza, che visitano i nostri bambini, anno dopo anno, siano in qualche modo il prezzo della nostra libertà?” 

Dal podio di Newtown, Obama non ha offerto dettagli concreti su una possibile nuova legislazione. E’ però difficile che a questo punto, dopo gli accenti usati a Newtown, possa continuare nell’assenza di provvedimenti che ha caratterizzato gli ultimi quattro anni. Nel corso del suo primo mandato, Obama non ha preso praticamente una sola misura per limitare uso e abuso delle armi. Il potere della National Rifle Association, la lobby delle armi, soprattutto in swing states come Ohio, Pennsylvania, Florida, unita alla passione di molti americani per il Secondo Emendamento, hanno reso praticamente impossibile qualsiasi politica a favore del gun control.

Al suo secondo mandato, senza quindi la prospettiva di una rielezione, e aiutato dall’emozione che la nuova strage ha suscitato in tutti gli Stati Uniti, Obama potrebbe però intervenire. Un progetto di legge – sepolto da anni al Justice Department – offre alcuni spiragli sul possibile futuro. Il provvedimento prevede il bando alle armi d’assalto e la proibizione alla vendita di caricatori ad alta capacità, come quelli usati da Adam Lanza, il killer di Newtown. Ieri è tra l’altro emerso un nuovo, terrificante dettaglio. Il ragazzo si è suicidato quando, nei caricatori delle sue tre armi, restavano centinaia di munizioni. Se la polizia non fosse arrivata tempestivamente, Lanza avrebbe potuto continuare nel massacro di bambini e insegnanti.

Tutto il week-end negli Stati Uniti è stato ovviamente costellato da interventi, discussioni, analisi sul potere delle armi e sulle possibili misure da assumere per evitare il ripetersi di stragi come quelle della scuola del Connecticut. Praticamente assente è stata la voce della lobby pro-armi. Ha parlato soltanto Larry Pratt, executive director di “Gun Owners of America”, un’associazione particolarmente influente nei circoli più conservatori, secondo cui “il sangue di Newtown bagna le mani dei membri del Congresso”. Una delle tesi dei gruppi pro-armi è infatti quella secondo cui le stragi avvengono non perché negli Stati Uniti ci siano troppe armi, ma perché le comunità non sono abbastanza armate. A sostegno di questa interpretazione, portano un dato: i massacri avverrebbero soprattutto nelle zone dove più severe sono le leggi per limitare l’uso di pistole e fucili.

L’emozione per la morte di venti bambini e sei insegnati ha comunque consigliato di mettere almeno temporaneamente il silenziatore a tesi di questo tipo. Nelle ultime ore hanno invece parlato soprattutto coloro che da anni cercano di porre limiti a vendita e uso di pistole e fucili. Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, uno dei più decisi sostenitori del gun control, ha detto che “il potere della National Rifle Association è esagerato”, e che una legge per limitare stragi e violenze “deve essere la priorità numero uno dell’amministrazione Obama”. Dianne Feinstein, senatrice democratica della California, ha spiegato di voler introdurre, il primo giorno della nuova legislatura, in gennaio, “un progetto di legge che metta al bando le armi d’assalto”. Sulle stesse posizioni un altro democratico, Chuck Schumer, senatore di New York, secondo cui “bisogna limitare i caricatori a non più di dieci proiettili, e rendere più difficile la vendita delle armi a persone instabili mentalmente”.

I fautori di leggi più severe – dopo anni di insuccessi, delusioni, sconfitte cocenti – tornano quindi alla carica e sperano, questa volta, di trovare un alleato nel presidente. Obama, ieri, ha lasciato il podio di Newtown scandendo i nomi dei sei insegnati, e dieci bambini, ammazzati nella seconda più grave strage della storia americana.

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