E’ questione di ore e finalmente sapremo (o chissà, si sa già) se Monti si dà alla politica. O meglio, per essere più precisi, se si sottopone al giudizio popolare per andare a guidare poi un governo politico, composto da politici, che farà politica… In effetti Monti ‘fa politica’ – cioè prende decisioni che riguardano la collettività, concordandole e misurandosi con interlocutori politici, istituzionali, imprenditoriali, sindacali ecc. ecc. – ormai da diciassette anni, da quando nel 1995 fu nominato per la prima volta commissario europeo. Ma senza passare sotto le forche caudine del consenso e privo di una etichetta di appartenenza politica.

Ora invece Monti è Presidente del Consiglio, si è di fatto apparentato al Partito Popolare, probabilmente si presenterà alle elezioni o sarà l’esplicito riferimento di una o più liste, e comunque – come ci dicono, auspicano, vogliono e prevedono tutti, dalla Merkel a D’Alema, da Hollande a Bersani, da Berlusconi a D’Alema, da Frattini a Obama – è destinato a continuare a ‘fare politica’ al massimo livello delle istituzioni italiane.

E’ dunque rilevante registrare e capire cosa Monti intenda per ‘politica’, evidentemente in base alla sua cultura di base, alla sua professione di economista e di accademico, e alle eminenti esperienze istituzionali svolte. Perciò appare segno di colpevole sottovalutazione, da parte della pubblicistica nazionale – tutta concentrata su ogni singola parola e sospiro di Monti che faccia diretto riferimento alla sua possibile entrata in campo elettorale – il silenzio in cui è caduta una dichiarazione assai interessante fatta dal presidente (o ex-presidente) del Consiglio nella quale egli svela, anzi enuncia esplicitamente cosa e come intenda la politica.

Monti chiacchierava in diretta un paio di giorni fa con Franco Di Mare, nel rilassante salottino di Uno Mattina. Ad un certo punto, fra un considerazione sullo spread e un’altra sulle magnifiche sorti e progressive dell’Europa, si lasciava andare pacatamente e pedagogicamente a questa riflessione: “In ogni caso il mio impegno resta uno: la politica è prima di tutto cultura, cioè cercare di orientare la testa delle persone, credo di averlo fatto quando ero professore, sto cercando di farlo in questo breve periodo che sono Presidente del Consiglio, e sono sicuro che qualunque veste mi tocchi in futuro continuerò a farlo“.

Proprio così: per Monti la politica – che per altri è, più ragionevolmente, scienza del governo e dell’amministrazione dello Stato, rappresentanza, gestione del bene pubblico, ecc. – è “cercare di orientare la testa delle persone“, peraltro come la stessa cultura.

Comprensibilmente, chiarisce di “averlo fatto quando ero professore“; più impropriamente, “sto cercando di farlo in questo breve periodo che sono Presidente del Consiglio“; più inquietantemente, preannuncia che “qualunque veste mi tocchi in futuro continuerò a farlo“.

E’ dunque urgente che qualcuno spieghi a Monti cosa sia la politica e cosa debba lecitamente attendersi la collettività da un proprio rappresentante politico e, ancora di più, da un capo di governo. E lo avverta di lasciare a Scientology, al Grande Fratello e, cum grano salis, agli istitutori il compito di “orientare la testa delle persone“. 

 

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