La finale di Copa Sudamericana finisce nel peggiore dei modi. Quella che doveva essere una festa, per l’addio della stella Lucas al San Paolo e per l’ennesima sfida – questa volta di club – tra Brasile e Argentina, si conclude con una gigantesca rissa. Una brutta figura per tutto il continente, che si appresta a ospitare le principali kermesse mondiali nei prossimi mesi: a giugno 2013 la Confederations Cup (con l’Italia tra i partecipanti) e nell’estate 2014 la Coppa del Mondo.

La cronaca – La gara di ritorno della finale di Copa Sudamericana – la seconda competizione per club del continente dopo la Copa Libertadores, paragonabile alla nostra Europa League – mette di fronte i brasiliani del San Paolo e gli argentini del Tigre. Dopo lo 0-0 dell’andata, giocata a Buenos Aires, i pronostici sono tutti per la squadra di casa. Allo stadio Morumbi di San Paolo, infatti, la gara prende subito la piega giusta per i brasiliani. Il mattatore dell’incontro è Lucas, promesso sposo del Paris Saint Germain: il fantasista, acquistato dalla squadra di Ancelotti e Leonardo per 45 milioni di euro, apre le marcature al 23′ con un bel sinistro in corsa e cinque minuti dopo offre a Osvaldo (in posizione sospetta) il pallone del 2-0.

La rissa – Lo stesso Lucas, qualche minuto dopo, viene colpito al volto dal difensore avversario Orbán con una gomitata: l’arbitro, la cui direzione è stata molto permissiva per tutto il primo tempo, non si accorge dell’accaduto, scatenando le proteste dei giocatori del San Paolo. Quando le squadre si apprestano a rientrare negli spogliatoi per l’intervallo si accende una rissa che coinvolge quasi tutti i 22 in campo e buona parte delle panchine. Nel tunnel scoppia il caos: i giocatori del Tigre – secondo il racconto dell’allenatore Gorosito – vengono aggrediti dagli steward del San Paolo e dalla polizia. Orbán parla di un’irruzione dei poliziotti nello spogliatoio argentino con pistole e manganelli. Il centrocampista Martin Galmarini conferma: “Erano tutti armati. Ci hanno aspettato all’ingresso degli spogliatoi e ci hanno minacciato con le armi in pugno”. Molti giocatori del Tigre si presentano davanti alle telecamere mostrando le ferite subite: lo scenario è quello di un campo di battaglia.

L’epilogo – I giocatori argentini si rifiutano di tornare in campo per il secondo tempo. Dopo aver atteso inutilmente per alcuni minuti, l’arbitro annuncia la sospensione della partita, assegnando la vittoria al San Paolo. Il Morumbi si accende di entusiasmo e i giocatori festeggiano come se nulla fosse: il portiere Rogerio Ceni, storico capitano del club paulista, concede a Lucas l’onore di alzare la coppa per primo nel giorno del suo addio al Brasile. L’atmosfera è surreale: da una parte i cori e i balli della torcida tricolor, dall’altra il conteggio dei feriti da parte degli argentini.

Il ricorso – Mentre i media argentini accusano duramente il San Paolo e la Conmebol (la federazione sudamericana), il Tigre annuncia battaglia: “E’ stata una vergogna quello che è successo”, ha detto il direttore sportivo della squadra argentina, Sergio Massa, annunciando che chiederà l’appoggio della federcalcio argentina per fare un ricorso ufficiale alla Conmebol e chiedere che il titolo assegnato al San Paolo venga revocato. I brasiliani controaccusano: “Gli argentini hanno tirato di tutto ai nostri addetti alla sicurezza e hanno distrutto gli spogliatoi”, ha spiegato il dirigente del San Paolo, Joao Paulo de Jesus Lopes.

Le rassicurazioni della Fifa – La Fifa prende le distanze dall’accaduto e garantisce che “nella Confederations Cup e nei Mondiali non ci saranno problemi“, ricordando che la federazione internazionale non era coinvolta nell’organizzazione della partita. “Per Confederations Cup e Coppa del Mondo verrà adottato negli stadi un sistema di sicurezza predisposto dal comitato organizzatore con la collaborazione delle autorità e con la supervisione degli esperti della Fifa”, assicurano da Zurigo.

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