«Abbiamo grandi ospiti stasera, ad esempio il presidente del Bologna Albano Guaraldi e poi c’è il mio vecchio marmittaio, che conosco da una vita, che non mi ha mai dato una fregatura e fu derubato da un giocatore del Bologna di cui non faccio il nome…».

Occhio, che in questo messaggio di benvenuto di Gianfranco Civolani (il Civ)  alla presentazione del suo ultimo lavoro Titoli di coda (Perdisa) c’è tutta l’essenza del “civolanismo”.

Quel continuo usare vicende di pallone per passare dalla storia collettiva al particolare, il suo inossidabile ricordo dei campioni che hanno fatto grande il Bologna e al contempo i ricordi per cui Bologna era grande.

Forse anche questo significa essere “memoria storica” di una città; sapere cosa è successo alla vita della sua squadra di calcio e cosa, nel frattempo, sarebbe potuto accadere a ciascuno di noi, vita più vita meno.

Perché le vittorie e le sconfitte di una squadra di calcio e della sua città forse non sono concomitanti ma certamente, sono in qualche modo collegate e il civolanismo è l’arte di accettare quello che siamo, consci che poteva andare meglio ma anche molto peggio.

Per chiarirci, sappiamo perfettamente che ad una certa parte del bolognese che è in noi il sindaco non va mai bene ma poi lo vota, che lo smog fa male ma vuole l’auto, che le piste ciclabili sono poche ma le bici rompono i maroni,  che fuori la sera c’è un gran casino ma poi ci si infila in quel casino, che quest’anno vorrebbe fare qualcosa di nuovo ma puntualmente lo troverai – a seconda delle sue possibilità – a Cervia, Milano Marittima,  Formentera, e poi in inverno al Corno alle Scale o Cortina.

Cosa manca a questi tic? La contestazione al presidente del Bologna.

«Stia tranquillo Guaraldi – dice il Civ rincuorando il presidente – sono socio fondatore del Bologna e lo tifo da quando avevo dieci anni, e qua i presidenti li abbiamo contestati tutti, dai peggiori come Porcedda a gente da cinque scudetti come Dall’Ara che nei momenti più bui non poteva salire in tram perché i tranvieri gli impedivano di salirci. Oggi il Bologna gioca in A e questo è per me motivo di immenso orgoglio. Le nostre contestazioni le prenda nel modo giusto presidente – continua il Civ – non è cattiveria è che un po’ siamo giustamente esigenti e un po’ siamo fatti così…».

Civolani è un classe ’35,  c’era e ricorda tutto di quando il Bologna faceva tremare il mondo e di quando è precipitato nelle secche della serie C e al contempo c’era e ricorda tutto anche di quando Bologna era qualcosa di diversa da oggi, certamente meglio di oggi.

E quando era meglio?

Ad esempio quando un giornalista sportivo aveva lo sghiribizzo di mettersi a dirigere un teatro (l’attuale “Soffitta”) e  «… mi è venuto in mente di far trascorrere ai miei concittadini serate in compagnia di autori a loro pressoché sconosciuti del calibro Enzo Jannacci, Ornella Vanoni, Paolo Poli e tanti altri veri grandi. Poteva andare peggio…».

Ma il civolanismo passa da citazioni kantiane «La legge morale sopra di noi»  ad alcuni assiomi moral/sportivi; il primo e forse più strambo, è il fatto l’assoluta fermezza del Civ e delle sue convinzioni invece di provocare antipatia ne moltiplichino il consenso.

Lo zero a zero, ad esempio, risultato noioso e da “soldi buttati” per ogni tifoso, rappresenta per il Civ la quintessenza dei desideri, la rete inviolata è per lui godimento puro.

Lui vuole «fare punti».

Titoli di coda non è solo un volume nel quale Civ saluta e trasmette al suo lettore il patrimonio di aneddoti e ricordi (sportivi e non, in ultima pagina ci dice anche per chi ha votato «Bersani perché adesso tocca al Pd andare al governo. Prima avevo votato per Di Pietro…») di oltre sessant’anni di carriera, bensì la consueta trappola che l’uomo tende a se stesso  «Ma poi mica è detto che è l’ultimo, perché io a scrivere mi diverto…».

Se si diverte il motivo è semplice; sa raccontare.  Un paio di chicche senza scoprire troppo le carte? 

 Chiunque potrebbe dire che una sera, nel tentativo di entrare in camerino e porre omaggi ad Ava Gardner è scivolato franandole addosso,  solo il Civ – parlando d’altro – si blocca e ti fa «…perché io ho toccato una coscia e un pezzo di natica di Ava Gardner».

Oppure chiunque potrebbe dire di essersi imbattuto, in un viaggio in USA, in qualche celebrità della politica, ma solo a Civ può capitare alle sei del mattino, in un strada deserta di veder inchiodare l’auto dell’allora governatore della California Ronald Reagan e vedendolo scendere per avvicinarsi a lui sparagli un «Grande Ronnie! Vecchio Ronnie! ».  Può bastare?    Se poi volete sapere com’è andata a finire quando, al Principato di Monaco, a pochi passi dalla Principessa Grace Kelly, la indicò domandando ad un amico  «Senti, se ci tiro ho delle possibilità?» compratevelo sto libro.

Il rito collettivo del civolanismo avviene alla luce di una puntuale consapevolezza, che in quel volume ci troveremo tutto quello che aspettiamo di trovarci; il Bologna, Bologna e un po’ di noi. Aveva iniziato così «Mi dicono che la mia presentazione è concomitante con quella della Litizzetto, ma non credo che chi mi segue sia lo stesso pubblico che segue lei,  al mondo c’è spazio per tutti». Il nostro “spazio” si chiama Bologna, e più è angusto e più ci sentiamo a casa.

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