“Non ho mai prospettato o condiviso progetti di evacuazione del quartiere Tamburi”. Lo dice il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, in risposta al ministro dell’Ambiente Corrado Clini che ha ventilato questa possibilità. I Tamburi sono il rione di Taranto più vicino all’insediamento Ilva e quindi più esposto agli effetti dell’inquinamento industriale, soprattutto polveri, diossina e benzopirene.

“L’ipotesi di evacuazione del quartiere Tamburi, così come genericamente prospettata – dice il sindaco di Taranto in riferimento appunto al ministro Clini – è puro frutto della fantasia di chi vuole ad ogni costo mantenere un clima di esasperazione in città. Ho sempre sostenuto al governo centrale – prosegue il sindaco – la grave crisi abitativa della nostra città sulla quale gravano annualmente ben oltre 500 decreti di sfratto per morosità e in questo senso ho fatto più volte richiesta della messa a disposizione del comune di Taranto degli alloggi dismessi e di proprietà della Marina Militare per fronteggiare almeno in parte questa grave emergenza sociale. Ho certamente sostenuto l’ipotesi progettuale avanzata dalla Regione Puglia per le case parcheggio la cui vicinanza all’Ilva – dice ancora il sindaco – la presenza di amianto diffuso ed un diffuso stato di degrado ne impongono la demolizione con conseguente spostamento in altro sito dei relativi nuclei familiari a tutela della loro salute”. Ma “da qui – conclude il sindaco di Taranto – a coinvolgere la mia persona in fantasiose evacuazioni ritengo che vi siano differenze abissali. Il quartiere Tamburi resterà lì con i suoi abitanti. Sono invece altre le soluzioni che devono essere adottate e da subito da chi di dovere per assicurare salubrità all’ambiente dei Tamburi”. Clini aveva infatti detto che la possibilità di evacuare il quartiere Tamburi era stata anche prospettata al sindaco. “Ne abbiamo parlato – ha detto ieri il ministro – per creare una possibilità abitativa alternativa”. 

Intanto la procura della Repubblica di Taranto ha chiesto al gip del Tribunale, Patrizia Todisco, l’emissione di un mandato di arresto europeo nei confronti di Fabio Riva, vicepresidente di Riva Fire, ricercato dal 26 novembre scorso nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell’Ilva. Nei confronti di Fabio Riva il gip ha firmato il 26 novembre una ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, emissione di sostanze nocive e avvelenamento da diossina di sostanze alimentari.

La richiesta di mandato di arresto europeo da parte della Procura fa seguito al verbale di vane ricerche consegnato dalla Guardia di finanza e alla conseguente dichiarazione dello ‘status’ di latitante firmata dal gip. Nei giorni scorsi i legali di Fabio Riva avevano consegnato alla Procura di Taranto una lettera inviata loro dal loro assistito e datata 27 novembre. Nella lettera il vice presidente di Riva Fire scriveva che quando aveva saputo del provvedimento cautelare si trovava in Inghilterra e che quindi si metteva “a disposizione” delle autorità di quel Paese.

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