Cittadini, anzitutto. Capaci di agire. Dotati di strumenti per incidere, oggi, sulla realtà e cambiarla. Questi sono i “millenials”, adolescenti e ventenni di oggi, negli occhi di Lorella Zanardo. L’attivista, scrittrice, blogger de Ilfattoquotidiano.it, autrice del documentario “Il corpo delle donne” riparte con un nuovo video e un nuovo progetto. “Senza chiedere il permesso”, che raccoglie le tesi del libro omonimo uscito per Feltrinelli il 26 settembre. “I media continuano a parlare dei giovani come di una generazione perduta. Snocciolano dati sulla disoccupazione, inconsapevoli delle conseguenze dei loro messaggi. Chiunque perderebbe la speranza. Ma forse questa rappresentazione, che li racconta inerti e immobili, è funzionale a farli tacere”.

Dare a studenti e giovani gli strumenti per decodificare notizie e immagini distorte è il primo obiettivo del progetto “Nuovi occhi per i media”, realizzato con la collaborazione di Cesare Cantù, che Lorella Zanardo sta portando con successo nelle scuole. “Riceviamo tantissime richieste da parte di tutte le scuole d’Italia – spiega l’autrice – Spesso a scriverci non sono solo gli insegnanti, ma gli stessi studenti, magari durante un’occupazione, come è capitato proprio recentemente con il liceo milanese che mi ha invitato a parlare. Per questo stiamo puntando a corsi e workshop per avere dei formatori regionali. Con la Toscana e con il Trentino questo è stato possibile, grazie a un finanziamento legato al credito corporativo. In Toscana già 8.000 studenti hanno usufruito della nostra educazione ai media”.

Analisi e lettura critica delle immagini. Ma, anche, nozioni che consentano ai giovanissimi di capire come funziona la rete, per utilizzarla in maniera consapevole e insieme creativa. “La morte di quel quindicenne che si è ucciso perché perseguitato su Facebook chiama in causa gli adulti, le loro responsabilità e le loro assenze”, spiega Zanardo. “Se già i bambini utilizzano gli smartphone e i social media, allora bisogna sempre intervenire precocemente perché possano difendersi dai contenuti di pornografia e di violenza, e da quelli che rappresentano il corpo delle donne in maniera oggettivata e svilita. Sono molto contenta che il 40% circa dei ragazzi che ci seguono siano maschi e che molti di loro stiano facendo una tesina sugli stereotipi sessisti e di genere”.

La rivoluzione, allora, si fa anzitutto nelle scuole. Anche perché, secondo la scrittrice, i ragazzi sono molto più disponibili a mettersi in gioco rispetto a buona parte dell’elite intellettuale che occupa spazi di visibilità e di potere. Incapaci di percepire l’interesse e la voglia di attivismo di una generazione invisibile. “Con i giovani è possibile fare un lavoro di contrasto alla violenza molto importante attraverso una vera e propria educazione alla relazione che sta nel cuore del progetto”, continua Zanardo.

L’obiettivo concreto del tam tam innescato da “Non chiedere il permesso” – anche attraverso il contributo creativo di giovani artisti, come il rapper Kiave, ma anche giovani danzatrici e videomaker – è quello di creare “cellule” attive sparse ovunque. Capaci di leggere i messaggi e le pubblicità che arrivano da più parti e restituirli al mittente, attraverso la critica e la protesta, qualora fossero lesivi della dignità femminile e umana. “In molti casi, la pressione dei ragazzi sulle aziende ha fatto sì che molte di esse facessero retromarcia su spot umilianti”. Un esempio? “In una pubblicità del thé Ristora si vedeva Bonolis con una ragazza, inquadrata sul seno, che gli faceva da cameriera. Dopo la protesta in rete, è stata – con intelligenza – ritirata. Vi immaginate quanto possiamo cambiare il mondo attorno a noi se tutti ci impegnamo così? Questo dico ai ragazzi: non ascoltate chi vi dice che non c’è più nulla da fare. Piuttosto, fatelo, subito. Senza chiedere alcun permesso, che dall’alto nessuno vi accorderà”.

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