Che cosa significa essere cittadini europei? Quale identità tiene insieme un popolo tanto disomogeneo? Qual è il patrimonio culturale che fonda questa comunità? Parte da interrogativi come questi Il ratto d’Europa, il progetto promosso dall’Emilia Romagna Teatro Fondazione e dal Teatro di Roma con il patrocinio dell’Unione Europea, che, dopo l’inaugurazione a Modena ad ottobre, arriva ora nella Capitale per una settimana di appuntamenti. Come ha spiegato il regista Claudio Longhi nel corso della conferenza stampa, il progetto nasce in relazione all’urgenza della questione Europa, continuamente «scaraventata sul tavolo» dai media, in totale contrasto con la “sensazione di estraneità o non chiara consapevolezza di cosa sia l’Europa” dimostrata dalla gente comune, soprattutto dai giovani per i quali spesso “è un biglietto Inter Rail per Parigi o Amsterdam”.

È su questo scarto che ha lavorato Longhi con la sua compagnia di attori, recuperando il mito fondativo del ratto d’Europa, come «viatico che possa orientare un percorso, un viaggio intorno all’Europa», per porsi degli interrogativi, senza nessuna pretesa di dare risposte esaustive. Come indica il sottotitolo, Per un’archeologia dei saperi comunitari, Longhi pensa a Foucault e alla sua idea di storia “che non si costruisce come un percorso unitario, coeso”, ma che è “una serie di piani, di fratture, di discontinuità, che vanno ritessuti dentro un insieme complesso”.

D’altra parte Il ratto d’Europa si chiede anche che cosa vuol dire fare cultura oggi e quale possa essere la funzione del teatro, che inevitabilmente torna ad essere, come nelle sue origini, un luogo “in cui la comunità si incontra, si capisce e si riconosce”. A questo scopo il progetto si pone come un’esperienza diluita nel corso di un anno, mirata a coinvolgere la comunità in un processo che porta ad uno spettacolo conclusivo. Come si può vedere nel lungo elenco di partner, sono state coinvolte diverse realtà che potessero fornire il proprio contributo. “La volontà è stata quella di agire trasversalmente – dice Longhi -, invitando associazioni, istituzioni, il mondo della politica, dell’economia, della scuola, della terza età, per incontrare compagni di viaggio all’interno di questa esperienza”.

La tappa romana parte venerdì 7 con un laboratorio Atelier Europa e si conclude il 14 con la mise en espace Euromemoria, frammenti di un presente remoto, al Museo Centrale Montemartini. In questa settimana gruppi di scrittura, di riflessione, di lettura e laboratori realizzeranno un materiale che confluirà in uno spettacolo messo in scena nella prossima stagione teatrale.

Longhi ha citato Brecht e Dürrenmatt e il loro interrogarsi sulla possibilità del teatro di raccontare la contemporaneità. Ha concluso poi ricordando Luigi Squarzina, che scriveva circa l’importanza di superare il teatrale a vantaggio del teatrico, cioè “di un mondo che ruota intorno al teatro, ma non è fatto semplicemente di spettacolo, ma di un dialogo diretto con la società, con il mondo civile, di cui il teatro è un riflesso e uno specchio”.  

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