L’inceneritore di Parma va avanti dritto verso l‘accensione. Il collegio di giudici riuniti ha respinto la richiesta in appello di sequestro preventivo del cantiere presentata dalla Procura. È il secondo parere negativo sullo stop ai lavori dell’impianto della multiutility Iren, dopo il primo no del giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Sarli arrivato a fine settembre.

Il primo rigetto era stato impugnato dalla Procura, che aveva chiesto il sequestro del cantiere di Ugozzolo per la prima volta a luglio e che sulla questione inceneritore ha aperto un fascicolo che vede indagate tredici persone tra vertici di Iren, Provincia e Comune di Parma con l’accusa di abuso d’ufficio e abuso edilizio.

Secondo le motivazioni dei magistrati Pasquale Pantalone, Luca Agostini e Paolo Scippa, che hanno riconosciuto i reati di abuso d’ufficio e ne hanno ipotizzati di nuovi, “mancano i presupposti per disporre il sequestro preventivo” del complesso del Polo ambientale integrato (Pai)”, in quanto non è considerato uno strumento esecutivo del reato e dunque non comporta un pericolo concreto di aggravamento o di protrazione di esso. La decisione è stata anche dettata dal fatto che la richiesta riguarda il sequestro di un complesso industriale privato e funzionale allo smaltimento dei rifiuti della Provincia di Parma, e dunque di un servizio rilevante per la cittadinanza.

I giudici hanno respinto l’ipotesi del reato di abuso edilizio, affermando che l’impianto è stato costruito con regolare permesso, che “deve ritenersi rilasciato congiuntamente all’emissione della Via (Valutazione di impatto ambientale)”. Lo stesso parere era stato espresso dal giudice per le indagini preliminari e dal Tar, che nel 2011 sulla questione che vedeva contrapposti il Comune e Iren aveva dato ragione alla multiutility.  

Confermato invece il reato di abuso d’ufficio per l’affidamento dei servizi di gestione rifiuti e per l’iter autorizzativo del Paip. Unica eccezione in questo caso è il capo d’imputazione che riguarda l’affidamento diretto ad Amps (poi Enìa e oggi Iren) da parte dell’Autorità d’ambito territoriale ottimale 2 (Ato 2) del servizio di gestione rifiuti, che risalendo al 2004, risulta prescritto.

Rimangono invece le accuse che riguardano l’abuso d’ufficio nella realizzazione del Polo di Ugozzolo e nel passaggio diretto senza una gara pubblica del servizio di gestione integrata dei rifiuti dalla municipalizzata Amps ad Enìa nel 2006. Il tribunale ha riconosciuto anche le irregolarità dell’affidamento diretto da parte di Enìa ad Hera della progettazione esecutiva di servizi accessori per il Pai per un importo di 5,7 milioni di euro. Inoltre per i giudici, Enìa avrebbe recato un danno al Comune per il mancato pagamento di 420mila euro di oneri di costruzione, aggirato grazie all’illegittima qualificazione dell’inceneritore, considerato opera privata di pubblico interesse.

Il tribunale ha deciso di dissequestrare i beni all’ex dirigente comunale Emanuele Moruzzi, già coinvolto nell’inchiesta Green Money 2, aggravando però le accuse a suo carico. Per lui l’ipotesi di reato della Procura era di peculato, in quanto si era intascato 75mila euro dei 440mila euro di oneri versati da Iren al Comune di Parma e alla Provincia per il monitoraggio del Polo ambientale. Secondo i giudici invece, per l’ex numero uno del servizio Ambiente e i responsabili di Enìa si prospetta il reato di corruzione, in quanto le somme versate non sarebbero servite a finanziare gli enti pubblici per l’attività di vigilanza, ma “a retribuire indebitamente i funzionari” per avere collaborato a perfezionare la procedura che aveva portato Enìa ad avere il titolo per realizzare il Polo.

Tutte ipotesi di reato che saranno portate avanti nell’inchiesta della Procura, anche se i tempi della giustizia difficilmente riusciranno a fermare il conto alla rovescia all’accensione dell’inceneritore. Con l’ultimo rigetto della richiesta di sequestro del cantiere si affievoliscono le speranze del sindaco Cinque Stelle Federico Pizzarotti di fermare il forno di Ugozzolo, promessa che era diventata il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale e che ora sembra un miraggio. Iren ha infatti reso noto che l’impianto entrerà in funzione nei primi mesi del 2013 e le fasi di collaudo sono previste già nelle prossime settimane.

Dal Comune per ora non ci sono commenti ufficiali, nel rispetto e nella presa d’atto della decisione della magistratura. Proprio per la prossima settimana, il 15 dicembre, l’associazione Gestione corretta rifiuti aveva organizzato una fiaccolata per sostenere la chiusura dell’inceneritore. “Ci sono decisioni che orienteranno la storia in una o in un’altra direzione. In ogni caso, noi non ci arrenderemo mai” era scritto nella nota. Alla luce di quest’ultima nuova decisione però, le possibilità di fermare il forno al momento appaiono sempre più remote.

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