L’Italia perde tre punti nella classifica sulla corruzione pubblicata anche quest’anno da Transparency International. La graduatoria, compilata sulla base della percezione della corruzione da parte dei cittadini di 174 nazioni, segna infatti un grave arretramento del nostro Paese. Rispetto al 2011, l’Italia scivola dal 69esimo al 72esimo posto, superata da Ghana, Romania e Brasile. Tra i paesi membri dell’Unione Europea, l’Italia è terzultima, seguita solo da Bulgaria e Grecia, mentre tra i paesi del G20 è 13esima, lasciando performance peggiori a Cina, India, Argentina, Messico, Indonesia e Russia. Non è bastato un anno di governo tecnico per migliorare la percezione degli italiani sulla corruzione, anzi. Gli scandali giudiziari hanno probabilmente enfatizzato una situazione già particolarmente spinosa.

L’Italia resta infatti fanalino di coda della trasparenza in Europa, ben lontana dalla sufficienza e dai Paesi che occupano i primi posti in classifica, ossia Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda. Per rendersi conto della situazione basta guardare alla posizione di Germania (13esimo posto), Francia (22esimo) e Spagna (30esimo posto), che staccano l’Italia di parecchi punti. Peggio di noi vanno solo la Romania e la Grecia, quest’ultima perdendo addirittura 14 posti in classifica rispetto all’anno scorso. I punteggi più bassi dell’Indice 2012, fa notare Transparency International, includono anche i paesi dell’eurozona più colpiti dalla crisi economica e finanziaria. Ma se questo appare evidente per la Grecia e l’Italia, non è invece confermato dalla Spagna, che guadagna addirittura un punto rispetto al 2011.

Nel resto del mondo, l’indice di Transparency conferma la capillare presenza della corruzione e il suo effetto devastante su gran parte delle società del pianeta. Due terzi dei 176 paesi censiti mostrano difatti un indice inferiore a 50, su una scala da 0 (altamente corrotto) a 100 (molto pulito), mostrando gravi lacune di trasparenza nelle istituzioni e apparati pubblici. Nel dettaglio, la classifica vede Afghanistan, Corea del Nord e Somalia ancora una volta aggrappate ai gradini più bassi dell’indice, mentre – in positivo – gli Stati Uniti di Obama scalano diverse posizioni in avanti (dal 24esimo al 19esimo posto). Per quel che riguarda i paesi protagonisti della primavera araba si registrano movimenti in direzioni opposta. Se migliorano infatti Algeria (da 112 a 105) e Libia (da 168 a 160) peggiorano le posizioni di Tunisia (da 73 a 75), Egitto (da 112 a 118), Bahrein (da 45 a 53), Siria (da 129 a 144) e Giordania (da 55 a 58).

Corruzione e opacità, uniti a deboli sistemi di controllo e valutazione non comportano però “solamente” una mancanza di moralità ed eticità nella governance del Paese, poiché hanno un impatto negativo sull’economia e la credibilità dell’intero sistema Paese. “La Corte dei Conti –  spiega Transparency Italia – ha stimato che ogni punto in meno nel Cpi (Corruption Perception Index) pesa in maniera grave sugli investimenti esteri, che fuggono anche a causa dell’indeterminatezza e opacità delle regole. Nell’ultimo rapporto del 2012 la Corte ha inoltre denunciato come la corruzione sia in grado di far lievitare i prezzi delle grandi opere pubbliche fino al 40% in più”. Secondo la presidente di Transparency International Italia Maria Teresa Brassiolo “il Governo presente e quelli futuri dovranno mantenere l’anticorruzione in cima alla loro agenda politica: non siamo solo noi addetti del mestiere a richiederlo, ma i cittadini e le imprese”. Dal canto loro i cittadini, in questo clima di sfiducia, mostrano di sentirsi protagonisti di un possibile processo di cambiamento: è quel che emerge da un sondaggio svolto internamente da TI-Italia fra i suoi soci e sostenitori. “Che sia la sfiducia nelle istituzioni o un ritrovato senso civico – comunica l’associazione – alla domanda su chi debba essere il leader della lotta alla corruzione, quasi il 30% risponde i cittadini; seguono il governo (25%) e, molto distante, la magistratura (14%)”.

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