L’inverno incombe e il mio rapporto con i rossi rivive momenti di buona complicità. Non fosse altro perché, per me, questo è il periodo di alcuni spostamenti nelle Langhe – o in Piemonte in generale – ed ecco che finisco per bere fiumi di Nebbiolo, Barbera, Barolo e soprattutto Dolcetto, vitigno di cui amo la schiettezza (?) e l’eccezionale beva.

Avendo da poco scoperto un paio di ottime cantine a Dogliani (Cascina Corte e Boschis) ho pensato di fare un promemoria mentale da proporvi e pronto ad essere integrato dai vostri consigli.

Le posizioni elencate non rispecchiano un valore qualitativo crescente o decrescente (non mi interessano i voti, e non saprei nemmeno darli) e la classifica non ha nessun particolare rigore metodologico nel muoversi tra le varie DOC. Sono solo 7 bottiglie (con ampia maggioranza di Dogliani) che hanno molto da dire.

Dolcetto D’Alba 2009, Flavio Roddolo – La tradizione, il rigore e la cultura nella storica Monforte d’Alba, dove, dagli anni ’60, Flavio stupisce con grandi vini. Il suo dolcetto è praticamente perfetto per il grande equilibrio tra beva, evoluzione e spiccata acidità. Espressione autentica ed eccellente di un vitigno più difficile di quanto si creda. E che può dare grandi soddisfazioni anche invecchiando. Notevole anche il Dolcetto d’Alba superiore di cui ho bevuto il 2008.

Langhe Dolcetto 2011, Anna Maria Abbona – Anna Maria, insieme al marito Franco Schellino, negli anni sono diventati negli un’istituzione del vitigno nell’isolata Moncucco, a Farigliano. Nei loro vini spiccano naturalità e freschezza a prezzi contenuti. Molto celebrati il Dogliani Maioli e il Dolcetto di di Dogliani Sorì dij But, ma il Langhe Dolcetto si conferma ogni anno come un grande vino senza fronzoli. Pronto, fine ed energico: quello che mi aspetto da un Dolcetto.

Dolcetto D’Alba 2011, Roagna – Un’azienda/istituzione storica che prosegue da cinque generazioni. Talmente quotata e rispettata che fa molto poco, eno-chic citarla. Specie in una classifica sul Dolcetto, visto che qui è il Barbaresco a raggiungere vette difficilmente eguagliabili. Eppure il 2011, che ho provato in enoteca a Torino, mi è parso davvero ottimo: diretto, piacevole e dal frutto molto gradevole.

Dolcetto di Dogliani 2010, Cascina Corte – fino alla settimana scorsa non conoscevo questa piccola e ottima realtà sulle colline di San Luigi a Dogliani. Conduzione biologica in mano a Sandro Barosi e Amalia Battaglia che producono un Dolcetto proveniente da vari vitigni, ma in cui ben si sente la mano, in termini di freschezza e fragranza. Una realtà da approfondire e tenere d’occhio.

Dolcetto di Dogliani Valdibà 2010, San Fereolo – altro nome molto noto a Dogliani per via della scelta naturalista dura e pura e per la conduzione di Nicoletta Bocca, figlia di Giorgio. Le potenzialità evolutive, la profondità e il carattere deciso sono la chiave di questo dolcetto che in cantina si porta via a 8 euro.

Dogliani Sorì San Martino 2010, Francesco Boschis – altra scoperta piacevole dell’ultimo mese. Francesco produce tra i dolcetti più complessi e di maggior carattere con un frutto molto spiccato e dei bei tannini.

Dogliani Briccolero 2010, Quinto Chionetti – un secolo appena compiuto alle spalle per questa splendida azienda di Dogliani che vivifica dei Dolcetti in acciaio, caratterizzati per essenzialità e mineralità. Se cercate il classicismo sapete dove andare.

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