Oltre il metodo Fiorito. Avrebbero potuto dare lezioni di peculato al consigliere regionale della Regione Lazio il presidente, gli assessori e i consiglieri della Provincia di Vibo Valentia, che insieme a due funzionari, hanno travalicato la banale, quanto diffusa e illegale, spartizione di fondi. Questi eletti del popolo calabrese sono riusciti a distribuire 100 mila euro a tutti i gruppi consiliari. Peccato che i soldi presi non fossero i classici rimborsi elettorali, ma fossero stati rubati da altre voci di bilancio. Compresa quella delle spese antiracket. 

La Provincia di Vibo è stata sciolta una settimana fa dopo le dimissioni del presidente Francesco De Nisi (Pd). Il 29 ottobre il bilancio di previsione – chissà in che modo saccheggiato – non ha passato l’esame del consiglio e che ha determinato l’automatico scioglimento dell’assemblea e la caduta dell’Amministrazione provinciale. Il bilancio era stato bocciato con 12 voti contro 11 e le dimissioni del non ancora indagato presidente non avevano permesso l’approvazione del documento. E nonostante De Nisi facesse balenare che le conseguenze innescate sarebbero potuto ricadere sui dipendenti dell’ente, con dichiarazioni di esubero e avviamento alla mobilità. Il pasticciaccio ha comportato l’arrivo di un commissario e adesso a governare l’amministrazione provinciale c’è il prefetto Mario Ciclosi la cui la prima preoccupazione è far approvare il bilancio, ma la seconda è costituirsi – come si legge sul sito dell’ente – parte civile contro gli indagati quando saranno processati.  

L’inchiesta della Procura di Vibo Valentia, in totale, ha portato all’emissione di 33 avvisi di garanzia sia nei confronti dei componenti della giunta di centrosinistra che dei consiglieri, di tutti gli schieramenti, anche per falso e abuso d’ufficio. Gli investigatori della Guardia di Finanza hanno scoperto che nel 2010, pur non essendo prevista in bilancio 100 mila euro erano stati destinati all’attività dei gruppi, assessori e consiglieri (ci sono anche i sindaci di Pizzo e Serra San Bruno, ndr) che avrebbero creato un “fondo” stornando altre voci di bilancio, comprese quelle destinate al sociale e alle attività anti racket. Operazioni compiute senza alcuna variazione a bilancio e benché nell’atto contabile non fosse indicata alcuna voce riferibile al finanziamento ai gruppi consiliari. Bilancio che poi era stato poi approvato. Le indagini erano partite dalla scoperta di un buco di 1,2 milioni di euro dal bilancio, paradossalmente denunciato proprio da De Nisi, e per questo erano stati arrestati una dipendente della Provincia, che nel frattempo si è dimessa, il marito. Partendo da quell’ammanco le Fiamme Gialle hanno iniziato a esaminare il bilancio della Provincia, spulciare documenti e delibere e quel regalino da 100 mila euro di finanziamento che si era la giunta. Ora Ciclosi, già commissario al comune di Parma, è evitare il default e “traghettare l’Amministrazione fino alla prossima tornata elettorale”. Un percorso verso la normalità che era iniziato proprio il 29 ottobre scorso quando tra quattro comuni calabresi tornati alla gestione amministrativa normale dopo il loro scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata c’era anche Nicotera provincia di Vibo Valentia. 

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