Un’isola artificiale al largo di Riccione, paradiso incontaminato del turismo, a breve diventerà realtà. Il nome ha il sapore straniero, T.h.e.re, “Touristic Hub Emilia Romagna Est” che ricorda le nuove Smart Cities dall’idea sostenibile, ma l’obiettivo è quello di inserirsi nel panorama romagnolo con strutture e mezzi d’avanguardia. Il progetto definitivo sarà presentato a febbraio davanti ad esperti della comunità europea e rappresentanti dei ministeri di ambiente e infrastrutture, ma l’idea generale è già chiara sulla carta. Un atollo di un chilometro di diametro a circa 5 miglia dalla costa. Porto, hotel, ristoranti, centri benessere sono solo alcune delle attrattive che potrebbe ospitare, con un’unica prerogativa: essere totalmente auto sostenibile a livello energetico.

“È un sogno che spero di riuscire a realizzare prima o poi”. A parlare è Simone Gobbi, assessore al turismo del Comune di Riccione, che parla del progetto come di un modo innovativo di reagire alla crisi economica e al calo turistico per attirare nuovi visitatori. “L’idea circola già da qualche anno, – continua Gobbi, – e da tempo abbiamo cercato di incontrare gruppi imprenditoriali per vedere come muoverci. Poi la decisione di affidarne gli studi all’Università di Ferrara e ora siamo nella difficile fase burocratica in cui attendiamo il via libera del governo”. Il primo a mostrarsi interessato è stato proprio il ministero all’Ambiente, mentre il ministero dello sviluppo economico di Corrado Passera, secondo il Resto del Carlino, avrebbe già dato il benestare.

Il progetto permetterebbe così di essere un punto di riferimento per i turisti da crociera e mini crociere provenienti da zone vicine, come Venezia, ma anche dai porti della Croazia. “Abbiamo in mente un’isola totalmente green, alimentato da energie alternative, da pannelli solari fino a eventualmente le maree stesse. Autosufficiente, ma non isolata. L’atollo, sarebbe infatti dotato di un servizio navetta per collegarlo alla costa e avrebbe continui scambi con l’interno per un traffico di 3000 persone. Abbiamo grandi idee in proposito e anche se sarà un processo lungo spero che i miei figli riusciranno a vederne il risultato”.

Ipotesi che per molti addetti al settore richiama alla mente spazi estetici di lusso come quello di Dubai, tanto che il sindaco Pironi, un fervente renziano, conferma:  “Abbiamo già ricevuto l’interessamento di imprenditori sauditi e di alcuni fondi d’investimento inglesi e olandesi”.

Il primo a vagheggiare l’idea di un atollo in Romagna fu l’ingegnere Giorgio Rosa. Era il 1968 e lui voleva fare uno stato autonomo lontano dall’Italia, dove poter giocare d’azzardo e non pagare le tasse. Era un’utopia isolazionista dal sapore romagnolo che resistette lo spazio di qualche mese con lo sgombero e l’abbattimento delle motovedette della polizia. Toccò poi all’architetto Arnaldo Tausani nel 1977 rispolverare il sogno proibito dell’isola al largo della costa, ma come si suol dire, l’ipotesi naufragò di nuovo.

Ora il comune di Riccione insieme all’Università di Ferrara torna all’attacco. Niente a che vedere con gioco d’azzardo e stati indipendenti, ma tanta concretezza per un progetto che sappia intercettare nuove fasce di turisti nell’era della grande crisi economica. Quattro anni fa la decisione del comune di affidarne lo studio ad un gruppo di architetti di Sealine, centro di ricerca per lo sviluppo dei sistemi costieri e del turismo del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara. Un budget che si aggira attorno al milardo di euro e che con certezza dovrà fare riferimento a investitori internazionali o nazionali di tipo privato.

Nel frattempo il Comune tenta di tenere saldo il controllo sul progetto. “Non bisogna pensare ad una costruzione invasiva e di tipo esclusivo”, racconta Luca Emanueli architetto responsabile, “anzi, la nostra idea deriva da un lungo lavoro di ricerca sulle Smart Cities e il concetto di sostenibilità applicato alle nostre strutture urbane. Il fatto è che la Romagna è fortemente urbanizzata e l’atollo sarebbe un esperimento audace in un contesto in cui è necessario innovare per favorire un nuovo sviluppo del turismo”. Un progetto che riesca ad aprire nuovi varchi di investimento su di un contesto iper urbanizzato e che potrebbe fare gola a molti privati. E se al turismo romagnolo assicurano in molti, non potrà che fare bene la domanda è: come evitare che si ricrei lo stesso habitat di viale Ceccarini? “Non vogliamo fare un doppione, assolutamente. Deve essere una struttura inclusiva e soprattutto non può prescindere dal pubblico. Sono i nostri capisaldi”.

L’iter burocratico è appena cominciato, però sono già arrivati alcuni segnali di interessamento dal ministero dell’ambiente e delle infrastrutture. “L’ostacolo più grande,- continua Emanueli, – è il fatto che un esperimento del genere non sia mai stato fatto prima in Italia e dunque manca la giurisprudenza. Ma siamo pronti a metterci al lavoro per trovare nuove soluzioni”. L’Isola delle Rose di Giorgio Rosa durò qualche mese, il tempo di far intervenire le forze dell’ordine e smantellare tutto. Ma il sogno è rimasto, affascinando scrittori e teorici dei nostri tempi, fino addirittura Walter Veltroni che ci ha dedicato il suo ultimo libro. Ora Comune e investitori privati sono pronti a mettersi in gioco, e il sogno non è mai stato così concreto.

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