Undicimila euro al mese sono troppi. Lo dice Giovanni Favia, il consigliere regionale dell’Emilia Romagna, che sul suo profilo Facebook critica le regole stabilite da Beppe Grillo sulle indennità dei futuri parlamentari del Movimento 5 Stelle. “È come se io, oltre al mio stipendio autoridotto, mi tenessi la diaria a forfait di 2.200 euro netti mensili – puntualizza Favia – non sono d’accordo. Chi pensa che non basti uno stipendio pulito da 3000 euro più i rimborsi a ricevuta, più le convenzioni per vitto e alloggio, più le card gratis per viaggiare in treno aereo etc etc, può anche non candidarsi con noi”.

Al centro della polemica c’è l’ammontare della busta paga dei futuri deputati del Movimento 5 stelle, ai quali andrà uno stipendio di 5000 euro lordi, più tutti i bonus accessori. I conti li ha fatti lo stesso Grillo, mettendoli poi nero su bianco sul suo blog. “L’indennità parlamentare percepita – si legge – dovrà essere di 5 mila euro lordi mensili (oggi è pari a 10.435 euro lordi mensili), il residuo dovrà essere restituito allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (detto anche di fine mandato). I parlamentari avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo”. Il tutto rigorosamente rendicontato online, conclude Grillo.

In altre parole, l’indennità viene dimezzata ma tutto il resto rimane. E così il risparmio netto per ogni onorevole si tradurrà in circa 2500 euro. Troppo poco per i tanti simpatizzanti, che alcuni giorni fa avevano allungato la pagina di Grillo con decine di commenti. “Spero vivamente che prima delle elezioni il trattamento cambierà, perché così è del tutto incoerente con i principi del Movimento” era stato uno dei tanti interventi. E troppo poco anche per Favia. In un post pubblicato sulla suo profilo Facebook, l’ ex pupillo di Grillo caduto in disgrazia dopo il fuorionda di La7 in cui denunciava scarsa democrazia interna, solleva diversi dubbi. “Sono certo si tratti di un malinteso – spiega, mettendo le mani avanti – Non vorrei che la differenza tra un parlamentare tradizionale ed uno 5 Stelle sia 14000 euro contro 11000 euro mensili”.

Secondo il consigliere regionale, ogni spesa andrà certificata con scontrini e fatture, e andrà evitato qualsiasi tipo di rimborso fisso. “La politica è abituata ai rimborsi a forfait, le aziende a piè di lista. Noi del Movimento ci siamo sempre comportati come i secondi”. La parola d’ordine, aggiunge, è “togliere i soldi dalla politica, in nome di passione, onore e servizio civile. Levare l’osso al cane, è la medicina per ripulire la politica e per riconoscere gli approfittatori”.

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