Le hanno puntato la pistola alla tempia davanti alle due piccole figlie e per farsi consegnare pochi spiccioli le hanno fracassato il naso e poi l’hanno massacrata di botte. L’escalation delle violente rapine si registra soprattutto nella notte di Halloween. Al gioielliere hanno sparato all’inguine dopo una rapina, al supermercato hanno sfondato la vetrina con l’auto, a una donna incinta hanno puntato il taglierino alla gola.

La realtà è cruda, benché i dati registrino un calo delle rapine del 7 per cento nel Veneto. Ma la violenza è aumentata a dismisura: si uccide per poco, si violenta per ancora meno, si picchia selvaggiamente per una banale offesa. Da novembre le 23 rapine sono avvenute tutte con le pistole spianate, una ogni venti ore, spesso nel fine settimana, quasi sempre con strascichi violenti. Per 500 euro cinque balordi albanesi hanno pestato a sangue il gestore e il pizzaiolo di un fast food a San Donà del Piave. Solo delinquenti stranieri? No, perché le bande sono ormai miste. C’è chi emigra dall’Est Europa per venire a compiere rapine nel Nord dove i basisti sono italianissimi e informatissimi. Poi se ne tornano in fretta nel loro Paese in attesa di una nuova rapina, organizzata spesso da italiani e da gente del posto.

Nella rapina a un panettiere di Mestre e a un tabaccaio di Venezia gli arrestati sono un veneziano e un genovese. Il network delle rapine, come nella traffico della droga, sono, dunque, società internazionali. Delinquenti globalizzati. Allertato dai colpi sempre più violenti dei banditi, il prefetto di Venezia ha deciso di fare il punto della situazione convocando tutti i questori del Veneto, ma per fine anno. Intanto a Nordest ci si scanna. 

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