Segnali sempre più inquietanti ci giungono dallo Stato. In Val di Susa, un ragazzo quattordicenne “reo” di aver effettuato a settembre un volantinaggio davanti alla Banca Intesa San Paolo di Susa volto a dimostrare l’interesse della banca stessa per la realizzazione della Tav Torino – Lione, è stato convocato per domani dai servizi sociali insieme ai genitori, a seguito di segnalazione ai servizi stessi da parte della Procura della Repubblica di Torino. Stessa sorte è capitata ad altri due ragazzi minorenni, identificati in identica circostanza.

Qui non si tratta di essere favorevoli o contrari alla Tav ed invito chi legge questo post ad osservare senza un atteggiamento partigiano.

È logico che la Procura debba segnalare ai servizi sociali un minorenne che non ha precedenti di alcun tipo, che vive in una famiglia normale, solo perché volantinava contro la Tav? è forse il volantinaggio contro la Tav da considerare un segnale di disagio? Probabilmente, anzi, certamente la risposta è sì. Ma se è sì, il fatto, permettetemi, è di estrema gravità, ed in qualche modo ricorda un fatto altrettanto grave, ma che non stupisce, accaduto ad ottobre nella lontana Shangai, in cui preti e suore della città, che contestavano la Chiesa Patriottica cinese, sono stati costretti a seguire tre giorni alla settimana per dodici ore al giorno e per alcune settimane, un corso di rieducazione che prevedeva anche un esame finale da superare.

Ripeto, lasciamo stare la Tav: cosa ci dobbiamo attendere da uno Stato che agisce in tal modo? Oggi si verrà ritenuti pericolosi perché si contesta l’opera inutile, domani perché si contesta il governo (ed i segnali in questo senso già ci sono), dopodomani chissà per cosa. Ci vorranno tutti in fila, ordinati, a dire sempre di sì e magari a salutare col braccio teso?

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