In alcune aule ci piove dentro. Altre rimangono sempre chiuse. Lavandini che perdono, muri che cadono in pezzi, una scala antincendio con le sedie ammassate tra i gradini. “Da quando abbiamo occupato ci siamo messi a ritinteggiare le pareti, le righe del campo da pallavolo”, dice uno studente del liceo classico Tasso. Venticinque scuole romane occupate dagli studenti per protestare contro i tagli alla scuola pubblica legati al ddl ex-Aprea e alla legge di stabilità, ma anche per ricostruire. “Qui abbiamo i computer con Windows 97 – scherza un ragazzo del Leonardo da Vinci – la scuola è piena di aule inutilizzate, mentre in quelle dove facciamo lezione ci piove dentro”. Così, in questa tornata di occupazioni, bivacchi e assemblee infinite hanno lasciato il posto a ramazze e pennelli da muratore. “Sarebbe bello – dice un ragazzo dello scientifico Righi – pensare che in Italia possa esistere una scuola gestita da studenti, docenti e tutto il personale scolastico, insieme”  di Francesco Maesano

 

 

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