All’ultimo respiro, al termine di una gara caotica e spettacolare sul circuito brasiliano di Interlagos, Sebastian Vettel al volante della Red Bull si laurea campione del mondo di F1, a soli 25 anni e per la terza stagione consecutiva. Con 281 punti, tre in più di Fernando Alonso, che partiva da -13 e arrivando secondo non riesce a realizzare il miracolo. Anche se tra pioggia battente, incidenti e pit stop sbagliati, per qualche giro l’impossibile è stato sul punto di realizzarsi. “Mi sento molto orgoglioso della stagione e della squadra. Non abbiamo perso qua in Brasile, ma in alcune corse dove abbiamo avuto un po’ di sfortuna. Ma è lo sport”, spiega Alonso nel dopo gara. Dove la sfortuna è un chiaro riferimento agli incidenti provocati dalle Lotus prima in Belgio, che l’hanno costretto ad abdicare dalla testa della classifica dopo sette gare al comando, e poi in Giappone.

Ma mentre la Red Bull metteva le ali e Vettel cominciava a infilare un successo dietro l’altro, il primo posto Alonso non è riuscito più a raggiungerlo anche e soprattutto per le carenze della F2012: nell’aerodinamica specialmente, il punto di forza della scuderia austriaca e del suo direttore tecnico Adrian Newey. Un mondiale che alla fine Vettel ha meritato, così come la Red Bull che si è aggiudicata per il terzo anno consecutivo il Campionato costruttori. Il Gran Premio di San Paolo, ultima gara della stagione, è stato una girandola di emozioni. Sin dalla partenza che vede Massa sgusciare via alla grande e insediarsi al secondo posto, tirandosi dietro Alonso che dalla settima posizione di partenza dopo un giro balza al terzo. Vettel intanto, toccato dalla Sauber di Senna sul posteriore, fa un incredibile testacoda e rientrato in ultima posizione. A questo punto Alonso è campione.

Ma comincia la pioggia e Alonso va largo in curva, perdendo una posizione ma riuscendo però a mantenere lo stesso la testa della classifica. Il pilota tedesco è ancora lontano, eppure nonostante la macchina sia ammaccata sul lato sinistro – e verso la fine perderà pure qualche pezzo – piano piano riesce a risalire posizioni. E quando la pioggia la fa da padrone, nemmeno una scelta di gomme sbagliate prima e un lunghissimo pit stop di 11 secondi dopo – sembra che la radio fosse danneggiata e il pilota non sia riuscito ad avvisare il team che stava rientrando – impediscono a Vettel di raggiungere quel sesto posto che lo laurea campione del mondo. Sintomatico che l’ultimo sorpasso del pilota tedesco, a pochi giri dalla fine, sia ai danni del suo connazionale Michael Schumacher, che proprio oggi dava l’addio alle corse.

L’immagine che questo Gran Premio tramanda alla storia diventa quindi quella del passaggio di consegne: tra chi ha dominato le ultime due decadi della Formula Uno e chi ha appena cominciato a farlo. Istantanea più efficace di questa non si poteva trovare. Con il secondo posto di Alonso, cui nel finale Massa cede spazio così come aveva fatto con Raikkonen nel 2007. Non arriva invece per la Ferrari il risarcimento per l’altro spettacolare gran premio brasiliano: quello del 2008 in cui Massa, una volta superato per primo il traguardo, fu beffato per un solo punto da Hamilton, che grazie al curioso scivolamento di Glock raggiunse il quinto posto necessario per il titolo. Ma forse è giusto così, e un miracolo della Ferrari sarebbe stato troppo: la vittoria di Vettel e della Red Bull, per quanto visto durante l’anno, è più che meritata.

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