Non ci saranno zone rosse domani a Roma, dove sfileranno due cortei, uno composto da studenti e sindacati (Cgil e Cobas), l’altro organizzato dagli estremisti di destra di Casa Pound. Lo ha annunciato il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, alla vigilia di una giornata che in molti sperano non trasformi la città  di Roma in un campo di battaglia come il 15 ottobre del 2011 e lo sciopero europeo del 14 novembre, con tanto di lancio di lacrimogeni sui manifestanti e l’apertura dell’inchiesta per le manganellate sugli studenti inermi. Tra il prefetto e il presidente della comunità ebraica Riccardo Pacifici è nata una polemica a distanza dopo il paragone di quest’ultimo tra la Capitale e Tel Aviv a causa del raid antisemita contro i tifosi del Tottenham.

Prefetto Pecoraro: “Roma non è Tel Aviv” Stamane c’è stata la conferenza stampa del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, il quale ha affermato che domani “non ci saranno zone rosse: autorizzeremo solo itinerari chiesti. Se qualcuno all’improvviso scenderà in piazza senza autorizzazione ci saranno contromisure”. Rispetto al possibile sconfinamento verso i luoghi istituzionali, il prefetto Pecoraro ha spiegato che “i luoghi sacri della democrazia come il Parlamento, sono inviolabili. Quando qualcuno senza preavviso intende fare attività diverse – ha spiegato il prefetto – ci troviamo di fronte ad una manifestazione non autorizzata e scattano le denunce. Se poi ci sono problemi di ordine pubblico le forze dell’ordine non possono non intervenire a tutela delle istituzioni”. A proposito delle misure di sicurezza previste per il corteo degli studenti di domani, Pecoraro ha aggiunto: “Se una rappresentanza vuole raggiungere i palazzi delle istituzioni pacificamente può farlo, ma previo accordo con le forze ordine”. E poi la precisazione sulle misure per chi non può essere identificato: “Il travisamento con il casco, come ogni sorta di travisamento, è punibile. Chi lo indossa se viene identificato sarà invitato a toglierlo, altrimenti è denunciabile”.

Infine il responsabile dell’ordine pubblico ha commentato le parole del presidente della comunità ebraica Riccardo Pacifici dopo il raid antisemita in un pub della Capitale: “Roma non è  Tel Aviv, non mi sembra che cadano razzi. Chiedo rispetto per le forze dell’ordine da parte di tutti, a cominciare dalla comunità ebraica”. Ieri il rappresentante degli ebrei nella capitale aveva infatti che “se è possibile aggredire cinquanta tifosi del Tottenham a Campo de’ Fiori, vuol dire che Roma non è meno pericolosa di Tel Aviv”. Il prefetto Pecoraro ha chiuso la polemica affermando che “quello che viene fatto a Roma per le comunità ebraiche dalle forze ordine, non viene fatto in nessun altro paese , quindi non accetto provocazioni”.

Manganelli e Cancelleri: “No a giornata di scontri” – Ieri il capo della Polizia Antonio Manganelli ha avvertito: “Dobbiamo evitare che diventi una giornata di scontri, ma deve essere una giornata in cui saremo chiamati a garantire il diritto di esprimere il dissenso, oltre a garantire il diritto a vivere senza costrizioni per il cittadino che ritiene di non dover dissentire”. E sempre nella stessa giornata il ministro dell’Interno Annamaria Cancelleri è intervenuta al Senato in merito alle manifestazioni di piazza avvenute la scorsa settimana e ai caschi usati per coprirsi il volto. “In quella occasione – ha spiegato il ministro – si sono infiltrati movimenti antagonisti che da sempre cercano di portare il paese in condizioni di instabilità. E quando ci sono persone che partecipano a manifestazioni con caschi e passamontagna, l’arresto differito – ha aggiunto, esprimendo piena solidarietà nei confronti delle forze dell’ordine – è uno strumento molto efficace che ha dato risposte positive negli stadi e pensiamo quindi di applicarlo”. Per quanto riguarda il Daspo anche per i manifestanti, invece, il governo sta “facendo una valutazione perché ci sono aspetti costituzionali da chiarire”.

Dello stesso parere il numero due della polizia Francesco Cirillo, che invece ha chiuso alla possibilità di identificare gli agenti tramite un codice numerico. “Va bene l’identificazione, però salvaguardiamo la sicurezza individuale dei poliziotti” ha detto è il vice di Manganelli all’Adnkronos. “Troviamo un metodo per cui è possibile ricostruire gli eventi, per evitare di colpire chi non c’entra niente” ha aggiunto Cirillo, che però ha avvertito come “l’individuazione in senso stretto dei singoli appartenenti alle forze di polizia che sono impiegati in un servizio di ordine pubblico si presta a qualche rischio”. Quali? E’ lo stesso Cirillo a dirlo: “Va bene parlare di qualche metodologia che consenta, attraverso un esame a posteriore di immagini di cui siamo certi, di individuare chi è l’autore di un’azione che non doveva fare e che va contro il codice penale, attraverso un’attività ricondotta a un sistema che lo identifichi ma non per la massa, va bene. Ma – ha sottolineato – non possiamo consentire che i poliziotti siano sottoposti a rischi maggiori di quelli che già hanno facendo il loro lavoro”.

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