A Fi/renzi una città dove non succede mai niente, l’intervento della ministra Fornero all’istituto Stensen dei padri gesuiti, in occasione della presentazione di tre ricerche presentate dalla Neodemos.it su I cambiamenti demografici e solidarietà intergenerazionale, è sempre meglio che niente. E così verso le sei del caldo pomeriggio di ieri, una cinquantina di manifestati dei Cobas e dei centri sociali, hanno pacificamente manifestato all’esterno dell’istituto di viale don Minzoni, tentando di consegnare alla Fornero una vera & propria frittata, mentre una signora cercava di consegnare al ministro un amorevole buccellato, tipico dolce della città di Lucca. Tentativi entrambi frustrati dalla presenza di due consistenti drappelli di polizia & caramba a presidio dell’ingresso dell’istituto.

Intanto all’interno dello Stensen il direttore padre Ennio Brovedari coadiuvato da Massimo Livi Bacci – ordinario di demografia & senatore piddino, nonché intimo del ministro – introduceva tre ricerche sui Cambiamenti demografici, risparmio e solidarietà intergenerazionale.

La prima ricerca a cura di Arnstein Aassve e Agnese Vitali della Bocconi, prendendo le mosse dal report dell’Istituto americano Pew – dalla metà degli anni ’80 i giovani sono diventati più poveri rispetto alle generazioni più anziane – rileva che la diseguaglianza tra giovani e vecchi è presente in tutti i paesi indipendentemente dal sistema di welfare, e che in quest’ultimo aspetto l’Italia è più simile agli Usa, mentre le diseguaglianze generazionali sono minori nei paesi anglosassoni e scandinavi, dove i giovani escono di casa a vent’anni e da noi sopra i trenta. Ma va?

La seconda ricerca sulla solidarietà tra le generazioni a cura di Maria Letizia Tanturri dell’Università di Padova, rivela che la famiglia italiana “brucia” per i figli assai più tempo rispetto alla famiglia svedese e a quella francese, dove i figli “costano” meno in termini di tempo. Un tempo da noi per lo più a carico delle donne, che aumenta con l’aumentare dell’età dei figli. Tempo ulteriormente dilatato dal frangente che nell’attuale “famiglia italiana i figli non fanno nulla”, cioè non collaborano affatto al menage familiare. Situazione aggravata dal “rapido invecchiamento della popolazione che aggiunge un impegno più gravoso per la cura degli anziani non autosufficienti che ricade tradizionalmente sulle donne”.

La terza ricerca di Alfonso Rosolia della Banca d’Italia su risparmio, certezza e demografia, evidenzia di come da noi il rapido invecchiamento della popolazione sia accompagnato a una crescente segmentazione del mercato del lavoro, con conseguente impoverimento delle generazioni più giovani. Ciò in concomitanza con la decrescita del risparmio che diminuisce sia in concomitanza dell’aumento dell’età media – negli anni ’90 era attorno al 25% del reddito, oggi è sceso al 15% – sia perché i giovani, a causa dell’aumento della disoccupazione, hanno meno capacità di risparmio.

Tre ricerche che, salvo l’utilità di dati a conforto di quel che già sapevamo, non sembrano apportare novità di rilievo, inficiate come sono da un approccio familista per lo più riferito a quel che avviene nelle supposte famiglie normali – composte da babbi, mamme e parenti vicini & lontani – senza tener conto del numero crescente di famiglie costituite da singles con figli, spesso a carico di donne sole, prive non solo degli apporti della famiglia tradizionale, ma di qualsivoglia struttura complementare di sostegno.

Ma quel che più ha sorpreso è che queste tre succinte esposizioni non siano state seguite da alcuna discussione. Forse perché il professor-senator Livi Bacci, preso & compreso nel suo ruolo di anfitrione della Fornero alla quale, prima di darle la parola, ha rivolto interminabili salamelecchi. Parola che il ministro ha usato per una disamina sulla bontà delle sue riforme delle pensioni e del lavoro, e poi, entrando finalmente nel merito delle tre ricerche, dopo aver ironizzato sul fatto che “questo non è un paese per giovani i quali – ha concluso – potrebbero sempre andarsene e/o rifiutarsi di pagare il debito delle pensioni”.

La serata è finita così, di punto in bianco, deludendo coloro che avrebbero voluto rivolgere al ministro qualche domandina, magari per concludere meno sobriamente un incontro in/spiegabilmente deprivato di dibattito.

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