Nuovi raid contro Hamas a GazaNel giorno in cui il sangue lega Tel Aviv e Gaza, appare all’orizzonte della diplomazia una tregua dall’apparenza reale. Il Cairo era ieri sera vertice del triangolo che lega la città martoriata palestinese, la più popolosa città israeliana – dove è riapparso il terrorismo con l’esplosione su un bus a memento degli attentati kamikaze del passato recente – e appunto la capitale egiziana, tornata a essere crocevia delle delegazioni internazionali e allo stesso tempo più influente alleato del regime di Hamas.

Quanto concreto e duraturo sarà il cessate-il-fuoco solo le ore notture e l’alba di domani (giovedì) lo potranno dimostrare.

Ma è sull’equilibrio del sangue, della vendetta e della capacità di colpire che si regge l’intesa fragile e per ora parziale tra le parti. Tra Hamas che si nutre della rabbia della popolazione della Striscia che si amplifica in tutta la Umma, la comunità musulmana del mondo, e lo Stato di Israele, con la reiterata dimostrazione di esser pronto con ogni mezzo ad annientare la minaccia dei razzi dell’organizzazione islamica.

Nel gioco delle parti tra responsabilità di guerra e di pace palestinesi e israeliani calcolano i vantaggi ottenuti sul terreno e quelli di immagine e di posizione nelle future trattative che la comunità internazionale vorrebbero una volta e per tutte definitive.

Ma basta un razzo o un missile a cancellare in un attimo. Facendo ripartire la guerra senza ombre di pace.

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