Disagi, malumori, polemiche avvelenano il clima nel movimento 5 stelle romano e i primi transfughi abbandonano la nave. Otto attivisti, la maggior parte di loro trentenni laureati, lasciano il gruppo del XX municipio per dissapori con il certificatore di turno, Massimo Lazzari, e abbandonano il movimento a causa dei metodi decisionali poco democratici. Trovano rifugio in realtà parallele come Meetup 878, MoV Lazio e altri gruppi nascenti.

A creare il caos sono soprattutto le candidature e le regole per le liste regionali e comunali. In base al regolamento locale– creato dapprima in un tavolo di lavoro composto da 30 persone, poi ridiscusso e messo a votazione sul forum – soltanto gli attivisti, coloro che hanno partecipato ai banchetti, incontri e riunioni municipali, possono votare i propri candidati. Per quanto riguarda l’elettorato attivo i futuri portavoce devono essere iscritti al movimento romano e risultare attivi prima del 15 luglio. Sono vietate le autocandidature. Per scegliere i candidati della “lista civica 5 stelle regionale”, ciascun gruppo municipale ha scelto due attivisti. Decisione del tutto arbitraria, denunciano i militanti sul forum. Così, spiegano, restano fuori circa 600 attivisti certificati nel movimento romano.

I candidati espressi dai gruppi municipali formano una lista di 34 persone (alcuni municipi hanno segnalato soltanto un nome) su cui, tramite sondaggio, si sono espressi gli attivisti capitolini. Da questa votazione ne è nata una graduatoria. I primi diciannove, se il numero dei consiglieri regionali sarà ridotto a 50 dai 70 attuali, saranno ufficialmente in lista. Tra i nomi dei candidati 5 stelle alla Regione, al diciassettesimo posto, compare quello di Cecilia Petrassi. Sulla sua wiki, il curriculum in rete, si legge che è stata collaboratrice per vent’anni di politici appartenenti a Forza Italia e alla Lega, accanto all’onorevole Mario Valducci e Claudio Scajola dal 1994 al 1997. Il suo nome compare anche tra coloro che hanno partecipato al tavolo 5 stelle sulle candidature tra giugno e luglio. “Il 90% degli attivisti seduti a quel tavolo sono sulla lista, non mi sembra un caso” afferma uno dei transfughi 5 stelle del xx municipio. A gran voce sul forum si chiedono modifiche in vista delle elezioni comunali. “La preselezione dei nominativi da parte dei municipi è un limite all’intelligenza umana, non è da movimento – denuncia Cristiano Alviti sul forum – io avrei voluto scegliere persone con cui ho collaborato, discusso e ragionato. Purtroppo non erano nella lista degli indicabili, dov’è la libertà di scelta?”. “La fretta di fare le liste porta a regole posticce, così si vanifica il lavoro di tanti bravi attivisti, proprio come in un partito” sostiene Massimo Cireddu, uno degli otto attivisti che si è distaccato dal movimento romano che aggiunge: “Un gruppo di 7 o 8 persone si riunisce e prende le decisioni per tutti, puoi fare la mummia nei tavoli di lavori ma sei considerato attivo, criteri quantitativi hanno la meglio sui quelli meritocratici”.

Lazzari, accusato di protagonismo dagli otto dissidenti, si difende e difende la bontà del regolamento: “Le decisioni sono state prese sempre a maggioranza. E’ tutto trasparente, tutto è stato discusso in rete. Ogni cosa è perfezionabile, però non si possono cambiare le regole in corsa”. Sulla candidatura di Cecilia Petrassi l’attivista del XX municipio afferma: “E’ discutibile, infatti domenica è stata indetta un’assemblea come a Milano per ragionare sui curricula dei candidati”. Inoltre, secondo Lazzari le critiche al movimento provengono da coloro che sono rimasti esclusi dalle liste. Come l’attivista Mario Vela, candidato e non eletto nelle lista Bonino nel 2010. Secondo il regolamento 5 stelle romano, infatti, gli iscritti e i candidati dai partiti sono fuori dai giochi. Le stesse accuse piovono su Lazzari. Lui stesso conferma di essersi tesserato nell’Idv nel 2009, “ma senza partecipare all’attività politica, e non mi sono mai candidato”.

Prova a inquadrare il caos romano Alberto Magarelli, un probabile candidato nazionale dei 5 stelle: “Il movimento romano è stritolato da una faida interna tra gruppi che si muovono per interessi politici, gente vecchio stampo che sta prevaricando sulle persone perbene”. Nel movimento romano si parla spesso di “infiltrati” e “voltagabbana all’arrembaggio”: ex rutelliani, ex del Pdl e del pdmenoelle, gente che non si è fatta sfuggire l’occasione di salire sul cavallo vincente. “Il movimento deve combattere contro il vecchio modo di fare politica – ci spiega l’attivista Roberto – dopo il boom siciliano c’è stata l’invasione delle cavallette. Come faccio a candidarmi? Chiedono in molti, ecco già con questa domanda puoi fare una bella scrematura di chi non ha capito nulla dei 5 stelle”. Gli iscritti al forum, fino a poco tempo fa, erano circa 2500. Dopo lo sbarco in Sicilia di Grillo le registrazioni sono passate dalle media di 10 alle 200 giornaliere. “Il salto della quaglia è di moda, del resto qui a Roma è successo quando il movimento era al 2%, di quattro consiglieri eletti nel 2008 in Campidoglio, soltanto uno, Marco Giustini, è rimasto in carica a nome dei 5 stelle, tutti gli altri sono emigrati”, racconta Giovanni. Roberto capisce le critiche e il dissenso del gruppo del XX municipio ma aggiunge: “Io lotterei dall’interno per buttare l’acqua sporca e salverei il bambino sano”. E nel forum la preoccupazione dilaga: “Se sputtanate il movimento lascio l’Italia, ma prima di partire per la Nuova Zelanda vi verrò a cercare a casa, uno ad uno”. Insomma qui si fa il movimento o si espatria.

Articolo Precedente

Primarie M5S nel Milanese: 170 candidati, pochi giovani, ancor meno donne

next
Articolo Successivo

Primarie Pdl, il circo dei magnifici 20

next