Election day o meno, le primarie si faranno anche nel PdL. Ma il “modello americano” appare “tecnicamente impraticabile” e per questo un nuovo schema organizzativo sarà “valutato nei prossimi giorni”, spiega il segretario del partito Angelino Alfano, che respingendo al mittente gli insistenti boatos sui “veleni” interni al partito afferma: sarà “una bella gara di idee e non una fiera delle vanità”. Pur nel “rispetto delle prerogative del presidente della Repubblica”, “il buon senso” indica che le elezioni politiche si terranno il 10 marzo con quelle per le regionali, aggiunge Alfano, che rivendica anche come merito del Pdl aver impedito di “buttare 100 milioni di euro dal balcone con elezioni disgiunte”.

Intanto le candidature annunciate ad oggi – ultimo giorno utile – sono undici, con Vittorio Sgarbi e Giorgia Meloni che rompendo definitivamente gli indugi, sommano i loro nomi a quelli di Alfano, Daniela Santanchè, Michaela Biancofiore, Giancarlo Galan, Guido Crosetto, Alessandra Mussolini, Gianpiero Samorì, Alessandro Cattaneo e Alfonso Luigi Marra. “Le candidature giuste saranno quelle che sapranno raccogliere le firme”, puntualizza però il segretario del PdL, che rimanda tutti al 25 novembre, il giorno della verità.

In una conferenza stampa convocata nella sede del partito in via dell’Umiltà assieme a Renato Brunetta, per illustrare il risultato incassato con le modifiche apportate alla Legge di stabilità, Alfano si trova investito da una serie di domande concentrate esclusivamente sul tema delle primarie, tanto che ironico, rivolgendosi ai giornalisti osserva: “Quando la settimana prossima vi convocherò per parlare di primarie, per favore, preparatevi quelle sulla legge di stabilità”. 

Un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg in esclusiva per Agorà (Rai Tre) vede Mussolini e Samorì inseguire a pari merito Alfano nel confronto di centrodestra. Il segretario del PdL è al primo posto col 32%, ma con un calo di 6 punti rispetto ad una settimana fa. Samorì e Mussolini si attestano al 14%. Il leader dei formattatori Alessandro Cattaneo è invece all’1%.

L’ex ministro della Gioventù Meloni nell’annunciare la sua candidatura (accolta da Mussolini con un “saluta a mammeta”) si augura che con le primarie “il segretario tiri fuori il coraggio che deve avere” e spiega di aver deciso di partecipare per “riportare il centrodestra più vicino al consenso del 38% col quale è nato”, ma anche per “rappresentare i delusi”. “Credo di poterlo fare – spiega – perché talvolta il centrodestra e il Pdl hanno deluso anche me”. “Mi aspetto il sostegno di quelli che vogliono cambiare”, risponde a chi le fa osservare che gli ex colonnelli di An si sono già spesi a favore di Alfano. Per non lasciare spazio a dubbi sulla sua posizione rispetto ad un Monti bis evidenzia: “L’esperienza di Monti è stata fallimentare, e in nessun modo può essere reiterata”. E vuole “restituire alla gente il diritto di scegliere da chi farsi governare e non farselo dettare dalla Casa Bianca o dalle cancellerie europee”.

Sgarbi irrompe sulla scena proclamandosi come “l’unico candidato”, tutti gli altri, sottolinea, “sono funzionari”. “Queste primarie sono prive di senso perché tolta la mia persona sono tutti dello stesso partito”. E parlando del fenomeno di Samorì rivela di essere stato lui ad averlo “creato”; ma lui “ha tradito sia me che Berlusconi creando una situazione che impedisce a me di fare altro se non candidarmi come unico non del Pdl”. Su cosa farà Berlusconi, Sgarbi aggiunge: “Berlusconi non si candiderà alle primarie ma indicherà un nome che non sarà Alfano”.

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