Al Csm è riesploso il caso del procuratore di Bari Antonio Laudati. Secondo quanto risulta al Fatto, il procuratore generale Antonio Pizzi, convocato a palazzo dei Marescialli, ha messo in evidenza quanto sia inopportuno che il magistrato, indagato a Lecce, resti al suo posto.

Laudati è accusato dalla procura salentina di aver favorito Silvio Berlusconi e Gianpaolo Tarantini (inchiesta escort) e di aver fatto spiare due magistrati del suo ufficio: Pino Scelsi e Desirée Digeronimo, grazie a una “squadretta” della Guardia di finanza, direttamente alle sue dipendenze.

La Prima commissione ha ascoltato anche tre procuratori aggiunti di Bari: Pasquale Drago, Annamaria Tosto e Lino Bruno. Il Procuratore generale è stato l’unico a mettere a fuoco i problemi che possono sorgere con Laudati capo della Procura: l’inchiesta sulle escort è ancora pendente e il procuratore è accusato di aver tentato di metterla in sonno per “preservare”, secondo i pm leccesi, “l’immagine istituzionale” di Berlusconi. Sono pendenti, ha ricordato Pizzi, anche i procedimenti a carico del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

A questo proposito il Pg ha citato “l’incolpazione” a carico di Laudati “per aver ricevuto un finanziamento nel periodo in cui Vendola era indagato”. Nel settembre 2010, la Regione concesse un finanziamento di 100 mila euro per un convegno organizzato a Bari da Laudati e a cui presenziò il governatore. Il procuratore si è astenuto dalle inchieste su Tarantini ma non da quelle su Vendola, che, però, non ha mai condotto personalmente. A indagare è stata Digeronimo, il pm parte offesa nell’inchiesta leccese su Laudati. Invece, è attualmente alla Procura generale di Bari, Pino Scesi grande accusatore di Laudati (in un esposto al Csm ha parlato di ostacoli per l’indagine Tarantini) e con una doppia veste a Lecce: parte offesa per il presunto spionaggio da parte di Laudati e indagato perché avrebbe intercettato, sia pure indirettamente, la collega Digeronimo. Scelsi, però, in Procura generale non può occuparsi di nessun processo barese.

Sul procuratore Laudati, a differenza di Pizzi, davanti al Csm i procuratori aggiunti hanno usato toni tranquillizzanti. Anche Drago che pure aveva espresso a Pizzi il “disagio” della procura all’indomani dell’avviso di conclusione indagine di Lecce su Laudati. Gli aggiunti hanno spiegato che Digeronimo, per esempio, sull’inchiesta Vendola riferisce a Bruno mentre per le indagini di mafia riferisce a Drago.

La prima commissione non ha ancora deciso se programmare altre audizioni prima di proporre il trasferimento per incompatibilità ambientale o l’archiviazione. Sull’apertura di questa nuova pratica (la prima si era chiusa con un’archiviazione ma non c’era stato il deposito degli atti leccesi) forse ha avuto un peso la presa di posizione della sezione barese dell’Anm: ha espresso “il fermo convincimento che tutti gli organi istituzionali considereranno con attenzione gli sviluppi processuali e non esiteranno, per quanto di rispettiva competenza, ad assumere tempestivamente le iniziative idonee a preservare sia l’immagine degli uffici requirenti baresi sia il sereno espletamento delle delicate attività ad essi deputate”.

Tempestivamente si sarebbe potuta muovere la Procura generale della Cassazione che ha aperto un procedimento disciplinare. Come ha fatto in altri casi, avrebbe potuto pronunciarsi per il trasferimento di Laudati “in via cautelare”. Invece, si dice nel palazzo di piazza Cavour, starebbe aspettando la decisione di Lecce che può chiedere il rinvio a giudizio di Laudati o l’archiviazione. Il mese scorso, il magistrato si è fatto interrogare. Per prepararsi ha chiesto 20 giorni di ferie, unico periodo in cui si è allontanato dalla procura. Forse perché, come dicono fonti giudiziarie baresi, “resta attaccato alla poltrona come una cozza”.

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