Barbara Basso era segretaria a tempo indeterminato in un ente aeroportuale, ma il suo lavoro “le ottenebrava le sinapsi” (proprio così m’ha detto). E allora nel 2008 ha deciso di lasciarlo e di diventare titolare di un negozio virtuale unico nel suo genere in Italia. Barbara ha deciso di vendere tutti i prodotti legati al mondo del cartoni animati.

L’ho incontrata a Roma qualche giorno fa (ma lei è originaria di Bracciano) e mi ha raccontato della difficoltà oggettive di aprire un’impresa online in Italia (come le attività offline, ma con l’aggravante di trovarsi in un Paese arretrato culturalmente e infrastrutturalmente sul fronte nuove tecnologie: “All’inizio anche i fornitori erano scettici, non credevano che un’attività potesse andare avanti soltanto in rete. Ora lo scetticismo è passato e mi arrivano ordini anche dall’estero, persino dagli Stati Uniti”. Barbara oggi ha una dipendente, un negozio su strada e uno dei più vasti cataloghi di questi articoli sul web.

Dalla provincia di Roma al cuore di Milano, dove Giovanni Marin, negoziante settantenne, ha deciso di affiancare un negozio virtuale a quello fisico situato nel cuore del capoluogo meneghino. Così alla cartoleria aperta da trentacinque anni, da dodici ne ha affiancata un’altra, ma questa volta su Internet: “Siamo molto soddisfatti dalla vendita online. Dopo le prime basilari spiegazioni di mio figlio adesso siamo io e mia moglie Bruna a smistare gli ordini che arrivano. Dal web ci richiedono tutti i prodotti della scolastica in catalogo”. Giovanni riconosce che senza la rete non sarebbe andato avanti. “Le vendite in negozio non stanno necessariamente diminuendo, ma l’attività si è incrementata grazie ad Internet. Quindi il negozio fisico vive grazie a quello online. E anche dall’estero vendiamo tanto, soprattutto tantissimi zaini ai cinesi”.

Barbara e la famiglia Marin. Due esempi diversi ma efficaci per spiegare la lenta rivoluzione che – nonostante tutti i detrattori della rete – sta avvenendo anche in Italia. Lenta, ho scritto, ma comunque inesorabile e che di fatto è destinata a cambiare radicalmente nel tempo la nostra propensione all’acquisto.

I dati presentati pochi giorni fa da Netcomm e Politecnico di Milano fotografano un’Italia che acquista di più in rete: nel 2012 +19% con 3 milioni di acquisti online distribuiti su 12 milioni di acquirenti, rispetto ai consumi “offline” ridotti del -2%. E anche il valore dell’acquisto online aumenta, assestandosi a +18%. Crescono tutti i comparti per l’acquisto online: +33% per l’abbigliamento, +27% per l’elettronica di consumo, +14% per il turismo. In valore assoluto siamo indietro rispetto agli altri Paesi europei, ma la crescita vede ritmi di crescita superiori rispetto a Inghilterra (+11% nel 2012), Francia e Germania (+12%) e US (+14%). Barbara Basso e Giovanni Marin, come tanti altri, hanno capito il potenziale rappresentato dalla vendita in rete. I nostri amministratori e anche certa opinione pubblica ancora no.

Articolo Precedente

Università, ci vorrebbe una giornata di 36 ore

next
Articolo Successivo

I beni comuni invadono l’America

next