Dimissioni confermate. Il vice capo della polizia, Nicola Izzo, ribadisce il passo indietro annunciato due giorni fa al ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, e al capo della polizia, Antonio Manganelli. Izzo era stato tirato in ballo da un esposto anonimo su presunte irregolarità negli appalti del Viminale. La vicenda è oggetto di un’indagine interna e di un’inchiesta della Procura di Roma. La responsabile del Viminale aveva respinto le dimissioni in attesa degli esiti dell’inchiesta degli inquirenti della Capitale che hanno già sentito il prefetto: “Credo che una persona non possa essere giudicata sulla base di un esposto anonimo”.  Dal Viminale fanno sapere di aver ricevuto la lettera: “Il ministro Cancellieri, ha preso atto della volontà manifestata dal prefetto Izzo e, nel rinnovare l’apprezzamento per la sensibilità e il senso di responsabilità del gesto, valuterà in tempi rapidi le decisioni da assumere”. 

Izzo si era presentato ai pm della procura di Roma per essere ascoltato come teste e aveva garantito la consegna di una memoria. Dopo la pubblicazione della notizia il prefetto aveva respinto le accuse dell’anonimo che lo indicava come il presunto regista degli illeciti nella gestione degli appalti per gli impianti tecnologici del Viminale: “Io faccio il vice capo della Polizia, mi occupo di sicurezza. Nella gestione degli appalti non c’entro nulla”.

La Procura questa mattina ha emesso un comunicato sulla questione: La legge ”ovviamente e per evitare facili strumentalizzazioni, non attribuisce alcun valore probatorio agli scritti anonimi, né tanto meno consente l’iscrizione di alcuno nel registro degli indagati sulla sola base di tali scritti. La procura, così come consentono le norme vigenti, ha da tempo inviato alla polizia giudiziaria per l’opportuna attività investigativa l’esposto anonimo trasmesso l’1 agosto dal ministro dell’Interno”. Gli inquirenti fanno sapere che c’è piena collaborazione con la procura di Napoli “come su molti altri argomenti, piena collaborazione. Non vi è stata alcuna richiesta di atti e non risulta che il procedimento pendente presso quella autorità giudiziaria abbia ad oggetto i fatti di cui tratta l’anonimo”. Nell’ inchiesta di Napoli sul Centro elaborazione dati della Polizia è indagato il vice capo Izzo. E anche il procuratore di Napoli dice la sua: ‘Tra noi e la procura di Roma c’è un coordinamento costante e nessuna reciproca interferenza. L’esposto anonimo sul prefetto Nicola Izzo non influenza in alcun modo l’inchiesta napoletana nella quale lo stesso Izzo è coinvolto. Sono state scritte alcune inesattezze – dice Giovanni Colangelo – in particolare la procura di Roma non ci ha chiesto atti e la possibilità che l’inchiesta sul Centro elaborazione dati della polizia vada nella capitale non è neppure balenata. Con il collega Pignatone e i suoi collaboratori c’è un continuo scambio di informazioni all’insegna del reciproco rispetto, in questa come in tutte le indagini. L’incontro con Manganelli, nel corso del quale non si è discusso del contenuto delle indagini, è stato enfatizzato oltre misura”.

L’inchiesta sul Cen riguarda un appalto del 2010 per il trasferimento del centro elaborazione dati da via Conte della Cerra ad una caserma nel parco di Capodimonte. Sono da tempo indagati per turbativa d’asta sia il vicecapo della polizia Nicola Izzo sia il prefetto Giovanna Iurato. L’ipotesi della procura – il fascicolo è affidato al procuratore aggiunto Rosario Cantelmo ed ai pm Vincenzo D’Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli – è che l’appalto sia avvenuto in maniera irregolare e le apparecchiature del centro stesso si siano rivelate obsolete.

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