Sono aperte, dallo scorso 4 novembre, le iscrizioni per partecipare alle primarie della coalizione del centrosinistra. Per partecipare occorre sottoscrivere l’appello pubblico degli elettori dell’Italia bene comune ed iscriversi nell’albo degli elettori.

Ad entrambi gli adempimenti può procedersi anche online attraverso il sito www.primarieitaliabenecomune.it.

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, la segnalazione del Comitato per Matteo Renzi al Garante Privacy ed il recente provvedimento di quest’ultimo, l’appello pubblico è diventato decisamente “meno pubblico” in quanto, oggi, l’informativa che viene rilasciata a tutti gli aspiranti elettori del centro sinistra pubblicata in calce al manifesto, dice che i dati [n.d.r. nome, cognome e circostanza dell’avvenuta sottoscrizione dell’appello] non saranno in alcun modo pubblicati.

L’informativa non dice – contrariamente alla raccomandazione del Garante – per quanto tali dati saranno conservati ma è auspicabile che tale periodo non superi comunque quello strettamente necessario alla verifica del corretto svolgimento delle primarie.

Il punto, tuttavia, è un altro.

L’aspirante elettore del centrosinistra che voglia partecipare alle primarie, infatti, dopo aver letto tale informativa e dichiarato di aderire all’appello pubblico cliccando sul’apposito pulsante, viene indirizzato in un’altra pagina nella quale gli viene chiesto di fornire un lungo elenco di dati – alcuni contrassegnati come obbligatori ed altri come non obbligatori – e gli viene, quindi, proposta una nuova informativa che, questa volta, lo avverte che i suoi dati potranno essere trattati dal “Comitato Italia Bene Comune” oltre che per lo svolgimento delle primarie anche “per finalità di propaganda politica ed elettorale, anche per un periodo successivo alle Primarie” e che “tra le attività per cui i dati potranno essere utilizzati rientrano: l’invio di materiali informativi e comunicazioni di promozione politica ed elettorale, anche relative all’organizzazione, gestione, promozione e sviluppo delle attività legate allo svolgimento delle Primarie e/o delle elezioni amministrative e politiche 2012/2013, nonché iniziative di raccolta fondi, informazioni su manifestazioni, incontri, assemblee, dibattiti, conferenze, convegni e simili, vendita di gadget, pubblicazioni o altro materiale attraverso l’invio di posta, mail, sms o attraverso contatti telefonici effettuati direttamente, per interposta struttura o pre-registrate, autorizzati dal Titolare.”

Tutto regolare?

Si, a condizione che come lascerebbe intendere l’esistenza, giusto sotto tale seconda informativa, di due distinti pulsanti uno con su scritto “ho letto e autorizzo” ed uno con su scritto “non autorizzo”, l’aspirante elettore fosse effettivamente posto nella condizione di scegliere se prestare o meno il consenso a che i dati forniti per partecipare alle primarie siano poi utilizzati – non è chiaro da chi né per quanto tempo – anche per finalità di marketing politico.

Così, tuttavia, non è.

Giacché se si selezione l’opzione “non autorizzo” il trattamento e, quindi, si clicca sul pulsante “prosegui” per concludere l’iscrizione alle primarie, compare un messaggio di errore dal contenuto a dir poco ambiguo che informa che “il campo informativa privacy è obbligatorio”.

Il messaggio, tradotto in italiano, significa che se non si presta il consenso al trattamento dei propri dati anche per le citate finalità di marketing politico, non si può completare l’iscrizione alle primarie. Basta, infatti, selezionare  “ho letto e autorizzo” anziché “non autorizzo” e, come per incantesimo, cliccando sul pulsante prosegui, si viene ringraziati per essersi iscritti alle primarie della coalizione di centrosinistra.

Per votare alle primarie, dunque, non basta firmare l’appello – fu pubblico ora privato – ed iscriversi nell’albo degli elettori ma bisogna, obbligatoriamente, anche autorizzare il “Comitato Italia Bene Comune” a trattare i propri dati personali per finalità di marketing politico a tempo indeterminato.

E’ un fatto di inaudita gravità e palesemente contrario alla legge sulla privacy che impone che ciascuno sia libero di partecipare alle primarie accettando, esclusivamente, i trattamenti dei propri dati personali strettamente necessari – per modalità e durata – a garantire il corretto svolgimento delle consultazioni elettorali.

Nessuno vieta, naturalmente, al Comitato di chiedere agli aspiranti elettori delle primarie il consenso a trattare i loro dati anche per finalità di marketing politico ma questi ultimi devono essere liberi di prestarlo o meno e rassicurati circa il fatto che in caso di mancata prestazione del consenso i loro dati verranno conservati e trattati solo nella misura strettamente necessaria a garantire lo svolgimento delle primarie.

E’ urgente l’intervento del Garante della Privacy che, su una questione di questo genere, deve mettere da parte ogni tentennamento ed esitazione e ricordare agli organizzatori delle primarie che la legge è eguale per tutti: società commerciali e comitati politici.

Peraltro è lecito domandarsi chi e perché stia provando a “truccare” il meccanismo di partecipazione alle primarie per mettere da parte un preziosissimo tesoretto di dati personali degli italiani “di centrosinistra”?

Tutti i partiti e schieramenti della coalizione? Solo uno di essi? Per conto di chi il Comitato italia bene comune, utilizzerebbe i dati che sta raccogliendo? Per conto di uno soltanto tra i candidati o di tutti?

Troppi dubbi, troppi elementi di ambiguità e troppo sensibili le informazioni personali delle quali si discute per lasciare le cose così come stanno.

Certo forzare gli aspiranti elettori a prestare un consenso che non vorrebbero prestare, non è il modo migliore per aprire le primarie del rinnovamento.

Peccato.

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