Il verdetto per Vasco Errani arriverà entro poche ore alla lettura della sentenza da parte del gup Bruno Giangiacomo in merito all’inchiesta su Terremerse che lo vede imputato per falso ideologico. Il governatore dell’Emilia Romgna, all’uscita dal Tribunale di Bologna, ha detto ai cronisti: “Non ho nulla da dichiarare. Attendo con rispetto e serenità la sentenza. Ho fiducia nella magistratura”.

Il gup Giangiacomo ha accolto lo stralcio richiesto dal presidente della Regione, e dai funzionari Filomena Terzini e Valtiero Mazzotti, imputati anch’essi per falso ideologico. Mentre per gli altri sei imputati l’udienza è stata rinviata all’1 e 8 febbraio 2013 davanti al gup Gamberini.

Il pubblico ministero Antonella Scandellari, affiancata dal procuratore capo Roberto Alfonso, ha fatto la sua richiesta di condanna: dieci mesi e venti giorni per Vasco Errani e un anno per Terzini e Mazzotti. A seguire hanno preso parola i difensori degli imputati. Il legale del governatore, Alessandro Gamberini, ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

Errani è giunto in anticipo all’udienza, nonostante avesse negato la sua presenza, con una faccia visibilmente tirata. Il suo difensore, l’avvocato Gamberini, come anticipato, ha chiesto il rito abbreviato, per ottenere una sentenza rapidissima, sulla base degli atti finora acquisiti. Il giudice Bruno Giangiacomo si è ritirato per decidere se stralciare la sua posizione e quella di altri tre imputati, Filomena Terzini, Valtiero Mazzotti e Aurelio Selva Casadei, anche loro concordi nella richiesta di rito abbreviato (Casadei lo chiede condizionato all’ascolto di due testimoni).

Il gup ha deciso in nemmeno un’ora per lo stralcio (rigettando quello di Casadei), ma se la richiesta dei legali di Errani non fosse stata accolta, il presidente della Regione avrebbe dovuto attendere altri tre mesi per conoscere la decisione del giudice in merito alla sua posizione, in quanto il legale del fratello di Errani, Gaetano Forte, del Foro di Ferrara, ha voluto beneficiare di una legge introdotta in agosto dal governo Monti secondo la quale gli avvocati che lavorano in zone terremotate possono chiedere la sospensione dei processi fino a gennaio.

La vicenda giudiziaria Terremerse si incentra su due diversi filoni. Il primo riguarda la concessione del finanziamento di un milione di euro (che il 30 giugno scorso la Regione ha chiesto indietro) che secondo la Procura si basava su un presupposto falso, cioè la fine della costruzione della cantina entro il 31 maggio 2006.

Il secondo aspetto della vicenda, invece, riguarda il governatore, Vasco Errani, imputato per falso ideologico in concorso con Valtiero Mazzotti e Filomena Terzini. Secondo l’accusa Vasco Errani e i due funzionari, dopo aver letto un articolo del quotidiano Il Giornale sulla vicenda pubblicato nell’ottobre del 2009, in cui si metteva in dubbio la bontà di quella concessione di un milione di euro, avrebbero concordato il contenuto di un documento poi presentato in procura.

Nella relazione, redatta secondo l’accusa, “su istigazione di Errani”, Filomena Terzini scrisse che l’autorizzazione edilizia rilasciata dal Comune di Imola il 23 maggio 2006, otto giorni prima del termine per la fine dei lavori in vista del finanziamento, era in realtà una variante in corso d’opera e non un nuovo permesso a costruire come poi è venuto a galla.

Un documento che, secondo il pubblico ministero Antonella Scandellari, titolare dell’indagine, avrebbe avuto lo scopo di ridimensionare la posizione di Giovanni Errani e di sviare le indagini dal focus dell’inchiesta già in corso, con dettagli non veritieri. Documento che il governatore non avrebbe mai visto: “Mai viste quelle carte, non ne sapevo nulla”.

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