Nuovo stop alla nomina del lussemburghese Yves Mersch al direttorio della Bce, che dovrà ritornare sul tavolo dei 27 a uno dei prossimi vertici Ue. Ma che rischia di creare un cortocircuito all’Eurogruppo, visto che la candidatura era la condizione imposta da Jean Claude Juncker per accettare altri 6 mesi di presidenza del centro di coordinamento dei ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Eurozona.

Niente questioni di genere, questa volta, dopo il primo no opposto dall’Europarlamento il 25 ottobre, per una protesta capitanata dalla liberal democratica britannica presidente della commissione affari economici e monetari, Sharon Bowles che si è appena candidata alla guida della Banca d’Inghilterra e che in occasione del voto si era fatta portavoce del disappunto dei deputati che avevano inutilmente aspettato “che il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy annunciasse, durante la sua presenza in aula martedì mattina per il dibattito sull’ultimo Consiglio europeo, un impegno a rispettare l’equilibro di genere”.

Il no di oggi all’ex rivale di Mario Draghi alla guida della Bce è invece arrivato da parte della Spagna, unico tra i paesi dell’Eurozona ad avere posto il veto nell’ambito della procedura scritta lanciata mercoledì da Van Rompuy. Il presidente Ue intendeva, dopo lo stop dell’Aula di Strasburgo (che ha semplice valore consultivo), accelerare e chiudere il dossier, aperto ormai da maggio. Il punto, per Madrid, è però piuttosto delicato.

Il posto, infatti, è vacante dal primo giugno, quando era giunto a scadenza il mandato dello spagnolo Josè Gonzalez Paramo. Dopo lunghe trattative, nel cui pacchetto era rientrato appunto anche il rinnovo a presidente dell’Eurogruppo sino a fine anno del premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, il nome di Mersch all’Ecofin di luglio aveva avuto la meglio sul candidato spagnolo Antonio Sainz de Vicuna e sullo sloveno Mitja Gaspari. La Spagna, però, così resterebbe senza nessuno a vigilare sui suoi interessi nel direttivo della Banca Centrale proprio in un momento piuttosto scivoloso per la sua situazione con le sorti del Paese legate a stretto giro con l’intervento di Francoforte.

Ignorato il suo dissenso a luglio, quando si votò a maggioranza qualificata, ora, grazie alla procedura scritta che necessita l’unanimità, Madrid è riuscita a bloccare la nomina del falco lussemburghese. Plauso da parte dell’Europarlamento, in particolare dalla vicepresidente Roberta Angelilli, e dalla libdem francese Sylvie Goulard, che insieme al verde tedesco Sven Giegold ha chiesto oggi al presidente Martin Schulz di avviare le procedure per designare un nuovo candidato. O, meglio, una nuova candidata.

Dopo che “il Consiglio europeo non è stato in condizione di prendere una decisione”, la palla ritorna in mano ai leader dei 27, in “un prossimo incontro del Consiglio europeo”. Il primo è il vertice del 22-23 novembre, data auspicata anche dall’Italia che, pur avendo confermato il suo sì a Mersch, ritiene di “grande rilievo politico” la posizione espressa dall’Europarlamento, e chiede si discuta su “come promuovere un’adeguata presenza femminile nelle istituzioni” Ue.

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