Tra due giorni la mostra Fare gli italiani chiuderà definitivamente i battenti. È stata una delle vetrine più scintillanti delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. “La mostra più bella che abbia mai visto” commentava lo scorso maggio Roberto Saviano, che da quella struttura con Fabio Fazio ha condotto le tre puntate della trasmissione televisiva “Quello che (non) ho”. Fare gli italiani, allestimento multimediale su 150 anni di storia nazionale, è stato infatti il fiore all’occhiello di una Torino prima capitale d’Italia, emozionata e tirata a lucido per l’importante anniversario. La mostra, come molte altre iniziative cittadine, è stata gestita dal Comitato Italia 150, un ente fondato per la grande occasione dal ministero della Cultura, Regione Piemonte, Provincia, Comune di Torino e diversi soci privati. Il Comitato ha davvero pensato a tutto, dai lavori di restauro ai gadgets tricolore dell’anniversario. Ma deve aver sbagliato qualcosa nei suoi calcoli se oggi, calato il sipario, si trova a fare i conti con un mare di debiti.

Il buco di bilancio del Comitato è di 3 milioni e mezzo di euro. Dovuto a due milioni di mancati introiti per la mostra Fare gli italiani e a un contributo governativo che tarda ad arrivare. Cifre alla mano il Comitato ha speso per il ripristino e l’allestimento delle ex Officine grandi riparazioni, stabilimenti delle Ferrovie in disuso che hanno ospitato la mostra, più di 25 milioni di euro. Un’enormità rispetto agli incassi, dato che i visitatori sono stati 700mila e avrebbero dovuto pagare a testa, per avere un saldo in pareggio, circa 35 euro a testa. Alberto Vanelli, vice presidente del Comitato, ha spiegato che il problema sono stati i troppi biglietti scontati e che non c’è da allarmarsi: l’ammontare del buco per il 2012 infatti “è nettamente inferiore a quello di fine 2011, che era pari a 7 milioni 800 mila euro”.

Resta comunque lo scoglio dei fornitori. Dove trovare i soldi per chi ha lavorato ai festeggiamenti e aspetta ancora di essere pagato? Dopo la lunga attesa, la lista di allestitori e piccoli artigiani arrabbiati – ha scritto il giornale piemontese Lo Spiffero – si sta a tal punto allungando che “in qualche studio legale si sta profilando l’idea di riunire tutti i creditori addirittura in un comitato”.

Non sono però solo i piccoli ad essere sul piede di guerra. Il Comitato 150 ha infatti dovuto affrontare il problema di un’ingiunzione di pagamento da parte di Rcs Sport, che pretendeva i pagamento dei 700mila euro pattuiti per il passaggio a Torino del Giro d’Italia nell’anno delle celebrazioni. Si trattava di fondi che sarebbero dovuti arrivare dalla Regione Piemonte e che sono stati liquidati appena in tempo, il 10 ottobre, prima dei previsti pignoramenti. Secondo la fonte giornalistica il ritardo nel saldo è comunque costato alla collettività 76 mila euro in più rispetto alla spesa iniziale. Tra i fornitori arrabbiati c’è poi il Teatro Stabile di Torino, che si è rivolto ai legali per recuperare i suoi 250mila euro, guadagnati “per le attività di allestimento e intrattenimento realizzate in occasione dei festeggiamenti per l’unità d’Italia”. Vanelli intanto ha promesso: verranno pagati tutti entro l’anno.

Al momento la partita è interamente spostata sulla vendita delle ex Ogr, gli stabilimenti delle ferrovie ripristinati a spese del Comitato. Solo questa operazione, grazie alla quale la struttura passerebbe da Ferrovie alla Fondazione Crt, può consentire al Comitato di recuperare i 3 milioni e mezzo di euro e sanare i suoi conti in rosso. L’accordo tra venditore e acquirente però è lontano dall’essere raggiunto. La trattativa procede con tale fatica che il Comune di Torino ha deciso di intervenire per provare a velocizzarne la conclusione. Senza quella vendita il Comitato resta nei guai e la città rischia di sprecare uno spazio espositivo su cui sono stati fatti molti investimenti.

Lo ha spiegato, con un certo trasporto, l’assessore alla cultura del comune di Torino, Maurizio Braccialarghe, che ha definito la vendita necessaria “perché sulle Ogr non cali la notte con un conseguente degrado, per valorizzare gli investimenti realizzati, perché le Ogr rappresentano uno spazio che esiste e che è stato vissuto, avendo ospitato, oltre alla mostra, molte manifestazioni”. Dietro l’enfasi delle parole si profila infatti il rischio che lo scintillante scenario di Fare gli italiani, costato milioni di euro, faccia la fine di certe altre strutture olimpiche, oggi preda dei vandali e dell’abbandono.

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