E’ una rivolta di partito contro il presidente del partito. L’Idv è nella bufera. Dopo la bocciatura siciliana, l’inchiesta di Report sui rimborsi e le proprietà, l’intervista a “Il Fatto Quotidiano” e l’endorsement di Beppe Grillo per il Quirinale Antonio Di Pietro è solo. Al nostro giornale ha detto che il partito è morto annunciando una resurrezione, ma i suoi uomini non ci stanno e guardano avanti, a un futuro senza di lui. Massimo Donadi, capogruppo alla Camera, è il primo a lanciare la staffilata dicendo che l’ex pm è finito. Il senatore Francesco Pancho Pardi invoca il cambiamento della leadership e il vice capogruppo alla Camera Antonio Borghesi chiede discontinuità.

Donadi: “Non è finito il partito è finito Di Pietro”. “L’intervista a ‘Il Fatto Quotidiano‘ è il necrologio dell’Idv o di Antonio Di Pietro, a seconda di come uno veda la cosa. Mi dispiace solo di aver perso gli ultimi due giorni a tentare di ricostruire il partito quando lui invece aveva già organizzato tutto, con gesto molto poco nobile, almeno a giudicare dall’intervista e da quanto detto da Grillo” dice Donadi.  “Oggi l’Idv di Di Pietro è morta. Ha dato la colpa al partito dei fatti di ‘Report’ che invece riguardano lui. Di Pietro ha dato la colpa al partito di fatti che non riguardano le migliaia di militanti che anche a 7 gradi sotto zero si sono impegnati in tutta Italia per la raccolta delle firme per i referendum. A ‘Report’ non mi sembra si sia parlato di loro… Non è mai esistito – incalza – un segretario di partito che liquida la propria formazione politica in questo modo, con un’intervista sul giornale”. Soprattutto dopo che “per 48 ore aveva parlato, in riunioni fiume, della necessità di rilanciare il partito: una cosa che ora ha tanto il sapore della presa in giro. A questo punto sa che le dico? Antonio Di Pietro e Massimo Donadi in uno stesso partito non ci potranno più stare. Visto che alla luce dell’intervista su Il Fatto e della dichiarazione di Grillo, che lo proporne addirittura come presidente della Repubblica, Di Pietro, con gesto molto poco nobile aveva già organizzato tutto, forse sarebbe il caso che lui seguisse questo suo nuovo progetto. E in questo caso augurerei a entrambe onore e gloria”, afferma il deputato. Donadi imputa a Di Pietro anche la scelta di una mela marcia Vincenzo Maruccio, capogruppo alla regione Lazio indagato per peculato: “Quella di Di Pietro mi sembra una valutazione molto cinica di chi cerca di scaricare sul partito ombre e macchie che non sono del partito. Se Maruccio è una macchia, bisogna vedere chi ha fatto di tutto per imporlo questo Maruccio. Mi sembra, insomma, un modo per scaricare sul partito colpe che questo, invece, non ha. E mi sembra una cosa triste, molto triste. Di Pietro di fatto ha sciolto un partito. Quello di oggi è stato un necrologio. Vorrei però ricordare – dichiara ancora Donadi – che l’Idv non è composto da una sola persona, bensì da migliaia di persone che hanno dato l’anima in tutti questi anni, raccogliendo firme e impegnandosi nelle varie battaglie. E non mi sembra che qualcuno di questi sia stato citato da Report”. Donadi accusa il fondatore del partito di aver ordito quasi un complotto al movimento politico stesso: “Comunque ribadisco dopo aver letto l’intervista e aver ascoltato la proposta di Grillo mi sembra che tutto sia il frutto di una tela che si stava tessendo da tempo. Voler far vedere che i fatti raccontati da ‘Report’ riguardino solo il partito e non lui è un discorso, mi lasci dire, davvero poco nobile. Da oggi – conclude – il partito con Di Pietro non c’è più. Basta con i leader carismatici. Si continui con un partito fatto magari di persone non famose ma che abbiano davvero voglia di fare politica per tentare di migliorare le cose in questo Paese”.

Pardi: “E’ ora di cambiare leader”. Anche Pardi guarda avanti, a un futuro senza Di Pietro. ”Mi sembra ora di cambiare leader de lpartito. Dopo le elezioni del 2013 probabilmente ci sarà un cambio e forse prima ci saranno altre sorprese. Basta con i parenti in politica – dice al programma radiofonico La Zanzara – sono contrario sia al cognato di Di Pietro sia al figlio, ma questo l’ho sempre detto a Tonino. Noi siamo diversi dagli altri e bisogna dimostrarlo coi fatti. E fu un errore mettere la moglie nell’associazione che controllava i soldi”. Di Pietro a Report ha fatto una figuraccia? chiedono i conduttori: “Beh, sì. La tv può essere crudele. Anche se sulle case aveva molte più ragioni di quelle che sono emerse. Ma Di Pietro non è stato efficace. E poi fino a un certo punto la gestione è stata molto personalistica, vedi la moglie”. Poi Pardi se la prende con Di Pietro per la vicenda di Maruccio, il consigliere regionale del Lazio indagato per peculato: “Un caso clamoroso di conflitto di interessi. Maruccio non può fare nello stesso tempo il legale del leader, il dirigente e il consigliere regionale. Una cosa che ci fa malissimo. Noi siamo quelli che lottano per ridurre i costi della politica e quelli del Lazio votano a favore dell’aumento…”. 

Borghesi: “Serve discontinuità”. “E’ un peccato il non far niente con il pretesto di non poter far tutto, come insegna Churchill. Le decisioni dell’ufficio di presidenza di Idv non appaiono sufficienti ad affrontare la criticitàdella situazione in cui versa il partito, ma appaiono solo come l’inizio di ciò che c’è da fare” dice Borghesi “C’è bisogno di discontinuità la cui base potrebbe trovarsi nelle mozioni da me presentate al congresso del 2010 e mai discusse e votate: trasformazione dell’ufficio di presidenza in organo elettivo; trasferimento della competenza per le modifiche statutarie al congresso o all’esecutivo nazionale; limite a due mandati o a 10 anni per parlamentari e consiglieri regionali; codice di comportamento degli eletti”. 

Orlando: il sistema dei partiti è morto. “L’Idv è morto come partito, ma non solo: è il sistema dei partiti a essere morto. Lo dico da tempo fin da quando sono stato eletto. A Vasto abbiamo deciso di aprirci alla società civile, ma secondo me c’è qualcuno che vuole celebrare il funerale senza che ci sia il morto, o meglio qualcuno che vuole svincolarsi”: così a Tgcom24 il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. “Oggi – continua – è in gioco la possibilità di avere una posizione politica che non cede al politichese degli inciuci. Il problema non è Di Pietro – aggiunge Orlando – è quello di avere una forza radicalmente alternativa che non cali la testa alla violazione dei diritti dei cittadini. A dicembre bisogna fare questa grande assemblea in cui si lanci l’apertura alla società civile. A molti dà fastidio che Di Pietro vada da mesi dicendo che se l’Idv non si distingue dai partiti rischia di essere morto come tutti gli altri. Di Pietro il ruolo ce l’ha perché ha costruito un’alternativa credibile. Il tema non è il congresso, ma è se riusciremo ad arrivarci come forza innovativa”. Sugli errori di Di Pietro aggiunge, Orlando dice: “L’errore più grande è stato quello di credere che fosse possibile partire da solo, senza alcun apparato, per creare un progetto politico. Nel momento di passare da un partito personalistico a un movimento aperto è arrivata la condanna a morte. La seconda Repubblica ha trasformato la volgarità in un sistema diffuso. Il conflitto di interessi è diventato popolare e non di pochi. L’appartenenza è la condizione necessaria per fare l’operaio a Bergamo e non solo il dirigente a Palermo”.  Quanto alle ipotesi ventilate di una una fusione con Grillo, Orlando risponde: “Le fusioni fredde non funzionano mai. Grillo manifesta il termometro della malattia dei partiti in Italia. Non si può curare la malattia rompendo il termometro, ma nemmeno pensare che basti quello per guarire”.

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