Firmare, controfirmare, vidimare, certificare, verbalizzare, sbarrare, registrare: basta! Io voglio insegnare. Di fronte all’assedio della burocrazia nella scuola, al ridurre l’insegnamento ad una sorta di omologazione,all’aumento da 18 a 24 ore (a parità di stipendio) dell’orario di insegnamento contenuto nella legge di stabilità per il 2013, è arrivata l’ora dell’obiezione magistrale.

Dobbiamo riprendere le parole di don Lorenzo Milani: “L’obbedienza non è più una virtù”, nel senso che di fronte a determinati “ordini” vale più il principio della libertà di coscienza che non quello del dovere dell’obbedienza.

Sta agli insegnanti iniziare ad opporsi a chi vuole certificare la propria scuola con il “bollino qualità” omologandola e costringendo gli insegnanti ad uno stress burocratico assurdo. Non possiamo più essere trattati come operai alla catena di montaggio dell’istruzione che vengono inseriti in commissioni di ogni tipo (sicurezza, continuità, qualità, Pof, valutazione, gite, mensa e chi più ne ha più ne metta) senza avere il minimo riconoscimento.

In questi giorni dall’altro canto stiamo assistendo ad una storica rivoluzione dei prof: da Roma a Bologna, da Gioia del Colle a Palermo, a Brescia i prof sono tornati a fare lo sciopero bianco, bloccano i viaggi d’istruzione, non partecipano più alle commissioni.

A Roma il collegio docenti del liceo scientifico “Talete” con a capo il dirigente, ha deciso all’unanimità (un solo astenuto), come “forma estrema di dissenso contro i gravi attacchi alla scuola pubblica del Governo Monti, di svolgere una settimana di protesta in classe: didattica essenziale e assemblee”. Nessuna interrogazione, nessuna attività di laboratorio. A Bologna i prof. della scuola Media “Il Guercino” hanno scritto una lettera ai genitori: “Non chiediamo di fare meno ore, ma di insegnare meglio. Non chiedeteci di fare più ore, significherebbe insegnare peggio. In questi anni abbiamo provato con scioperi, appelli, raccolte di firme, ma non è servito a niente. Ora ci riproveremo, rifiutandoci di far volontariato, di fare quello che non è strettamente di nostra pertinenza, sospendendo per il periodo di discussione della Legge di stabilità ogni attività didattica aggiuntiva ed il ricevimento individuale settimanale. Può darsi che in alcuni casi creeremo una situazione momentanea di caos; ma lo facciamo nel tentativo di evitare una situazione permanente di caos, di difendere la scuola pubblica statale. Non vi chiediamo scusa per ciò che facciamo ora, vi chiediamo scusa per non avere avuto il coraggio e la forza di farlo prima d’ora. Speriamo ci capirete e ci sarete vicini”.

Così anche al liceo “Galvani” del capoluogo emiliano dove tra il 5 e il 12 novembre gli insegnanti inizieranno uno sciopero bianco. A Gioia del Colle i docenti hanno minacciato di bruciare le tessere elettorali. Sul sito di retescuole, è possibile vedere una parte di questo movimento di protesta messo in atto dagli insegnanti. Mai era accaduto che i prof e i maestri alzassero così tanto la testa.

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