Di fronte allo scandalo morale e alla crisi democratica che hanno investito negli ultimi due mesi la Regione Lazio, abbiamo chiesto che venisse restituito ai cittadini il loro fondamentale diritto: tornare alle urne e scegliere liberamente i propri rappresentanti, per voltare pagina e aprire una nuova stagione di governo.

Oggi, a 34 giorni dalle dimissioni della Presidente Polverini, nonostante i numerosi appelli provenienti da tutte le forze produttive, sociali e culturali della nostra regione, non conosciamo ancora la data del voto.

Il danno è immenso. Assenza di governo non significa solo minare la credibilità delle istituzioni. Parliamo di un territorio che nel 2011 ha prodotto un Pil di 172 miliardi di euro. Una ricchezza paragonabile a quella di uno Stato: inferiore in Italia solo alla Lombardia, superiore all’intera Irlanda, pari al Portogallo.

Pensare che una realtà di queste dimensioni possa affrontare la crisi e ricominciare a crescere senza l’apporto di un fondamentale livello di governo è fuori da ogni logica e senso.

Basti pensare che, solo in termini di Fondi Europei inutilizzati, si stima, con il rinvio del voto, una perdita di circa 600 milioni di euro, e che la giunta dimissionaria, ancora negli ultimi giorni, sta approvando che distribuiscono sul territorio decine di milioni di euro.

Per questo c’è bisogno di cambiare tutto, e di agire al più presto, con un rinnovamento radicale che dovrà riguardare tanto la selezione della rappresentanza politica che le modalità di lavoro.

“Regione” non deve più significare “baraccone mangiasoldi”: dobbiamo riportare l’ente alla sua funzione reale di legislatore, di attore fondamentale dello sviluppo, della pianificazione del territorio, delle infrastrutture e dei servizi.

Il governo ha ribadito con chiarezza che votare subito è possibile e necessario, sulla base di inequivocabili pronunciamenti della Corte Costituzionale e dell’Avvocatura dello Stato. Nulla osta ad una immediata indizione delle elezioni che recepisca le indicazioni del decreto 174 del 2012.

Il costo di elezioni immediate è, peraltro, enormemente inferiore allo spreco di denaro pubblico. Il consiglio dimissionario costa, infatti, oltre 10 milioni di euro per ogni mese che rimarrà in carica senza fare nulla.

Ogni argomento dilatorio è palesemente pretestuoso ed è indice di una concezione privatistica delle istituzioni e di una gestione spregiudicata del potere. Restano poche ore per fissare le elezioni entro dicembre, garantendo i 45 giorni previsti per lo svolgimento della campagna elettorale.

Per questo, fino a che non sarà ristabilita la normalità democratica, fissando una data certa del voto, è importante non allentare di un millimetro la nostra pressione, per evitare che si continuino e a eludere le scelte danneggiando imprese e cittadini e a buttando dalla finestra decine di milioni. 

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