Mentre in Spagna imperversa la bufera della crisi, crescono i disoccupati e sono sempre di più le famiglie che non arrivano alla fine del mese, aumentano i casi di chi, disperato, cerca una via di fuga nella morte. Il Paese è letteralmente scioccato dagli ultimi casi di suicidi tra chi rischia lo sfratto per le rate del mutuo che non riesce più a pagare. L’ultimo caso due giorni fa a Granada, cittadina dell’Andalusia. Un uomo di 54 anni si è impiccato nella sua abitazione. A trovarlo gli agenti di polizia arrivati per notificargli proprio l’avviso di sfratto. Troppo tardi.

La cosa più tremenda è che non si tratta di un caso isolato. I gesti estremi rischiano di diventare sempre più frequenti in un Paese dove la disoccupazione generale (non solo giovanile) è attorno al 25 per cento e 1,7 milioni di nuclei familiari non hanno più alcun reddito. A Madrid 50 persone hanno passato le ultime notti fuori dalla sede cittadina principale di Bankia, il quarto istituto di credito del Paese sull’orlo del fallimento e per il quale il governo ha chiesto l’aiuto e i miliardi di Bruxelles. Semplice la richiesta dei dimostranti: l’Europa salva Bankia, adesso Bankia salvi loro e non li butti in mezzo a una strada.

Sì perché gli sfratti in Spagna stanno diventando una vera e propria emergenza. Complice la bolla edilizia che ha drogato la crescita del Paese negli ultimi anni (eredità dei governi Aznar e Zapatero), la forte disoccupazione e il crollo del potere d’acquisto e risparmio generale, sono sempre di più gli spagnoli che non arrivano a pagare le rate del mutuo. Tanto che il partito socialista, all’opposizione del governo popolare di Mariano Rajoy, ha presentato giovedì scorso un progetto di legge che permetterebbe ai proprietari insolventi di pagare piano piano le proprie rate senza subire lo sfratto immediato. La proposta prevede il pagamento di una “rata sociale” mensile che non oltrepassi il 2 per cento della rata del mutuo e un terzo del reddito della famiglia intera (applicabile a tutti i nuclei con reddito inferiore a 18,600 euro l’anno). Ovviamente questo finché le condizioni economiche degli interessati non si risollevano. Secondo i socialisti, questo regime speciale si dovrebbe applicare a tutti quegli istituti di credito che hanno ricevuto aiuti dal Fondo de reestructuración ordenada bancaria (FROB), creato appositamente dal governo di Madrid nel giugno 2009 per vincolare i primi aiuti alle banche spagnole.

Insomma basta sfratti selvaggi. A dirlo non sono solo i socialisti e gli attivisti del movimento Stop desahucios, nato proprio per opporsi a questo trend e aiutare chi si trova senza una casa, ma addirittura il Consejo General del Poder Judicial (Consiglio Generale del Potere Giudiziario) spagnolo, che in un recente report critica duramente il modo in cui sono condotti questi sfratti, anche perché la legislazione pertinente risale al 1909, quando il contesto sociale della Spagna era completamente diverso. I giudici aggiungono nero su bianco che gli aiuti concessi dal governo alle banche dovrebbero in parte essere destinati anche a queste persone. Un report controverso già all’interno del Consejo stesso, visto che non tutti i giudici lo hanno sottoscritto.

Nel frattempo gli esponenti della Troika (Ue, Bce e Fmi) dopo dieci giorni di missione nel Paese hanno confermato che presto verrà reso noto l’ammontare dei prossimi aiuti ai cinque istituti di credito spagnoli in crisi, Bankia, Catalunya Banc, NCG Banco, NCG Banco and Banco de Valencia: 100 i miliardi concordati tra governo spagnolo e prestatori internazionali per salvare le banche del Paese.

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