“Non esiste un solo grande cantiere pubblico lombardo che non abbia problemi di criminalità e che non sia stata oggetto di un provvedimento di interdizione da parte delle autorità”. Non usa mezzi termini il colonnello Alfonso Di Vito, a capo della Dia milanese, nel corso dell’audizione che si è tenuta oggi presso la Commissione Antimafia Europea (Crim) in visita in città. Expo, Brebemi, Tav, Pedemontana, Metropolitana 5, Ospedale San Paolo e SS42 a Bergamo: hanno tutte visto lavorare imprese collegate alla mafia. Da sottolineare che in Lombardia si sta realizzando il 30% delle Grandi opere italiane. 

I dati presentati dal colonnello sono impressionanti: 500 sono i fascicoli già avviati e due sono gli accessi diretti che la Dia ha già effettuato sui cantieri di Expo (dove, per altro Di Vito ha annunciato sorprese in vista). Ventidue sono le imprese allontanate dai cantieri con provvedimento interdittivo, ma negli ultimi tre anni la Dia si è fatta promotrice di più di 200 ispezioni nei cantieri, controllando più di 5000 imprese e 20.000 persone. Questo perché vi è stato un cambiamento strutturale nell’attività della criminalità organizzata, spiega Di Vito ai parlamentari europei presenti in sala, con forme di penetrazione significativa nel tessuto economico – imprenditoriale e rapporti importanti con la Pubblica amministrazione.

Tre sono i fattori che rendono le imprese mafiose estremamente concorrenziali: l’estrema flessibilità, il ricorso al lavoro in nero, e una brutale evasione fiscale con esportazione di capitali all’estero. Il tutto in danno delle imprese oneste, che perdono terreno e in alcuni settori, come quello del movimento terra, vengono buttate fuori dal mercato.

Proprio la scorsa notte, qualcuno ha divelto un recinto in uno dei cantieri Expo e ha portato via un camion – racconta Nando dalla Chiesa, presidente del Comitato di esperti varato dal Comune di Milano, secondo il quale l’unico mezzo per combattere la presenza mafiosa sono i controlli. Controlli che dovrebbero esser fatti anche di notte, da gruppi interforze, formati da personale scelto, visti anche i recenti episodi di collusione da parte di alcuni elementi delle Forze dell’Ordine.

“Esiste una pressione particolare sull’area Ovest dell’hinterland milanese e sul territorio intorno a Rho”- ha proseguito Dalla Chiesa anticipando la materia del secondo rapporto del Comitato – che si manifesta attraverso attentati e incendi a pizzerie, ristoranti o auto. “Registriamo – ha proseguito il sociologo – che in alcuni comuni, accreditati per ospitare una maggiore presenza mafiosa, avvengono meno incidenti, mentre in altre aree gli incendi si stanno sviluppando come fossero zona di conquista”.

L’europarlamentare Rita Borsellino, presente in sala, non si mostra sorpresa per la situazione lombarda che viene tratteggiata, ma al fattoquotidiano.it dichiara: “Se prima la criminalità organizzata al Nord poteva essere considerata una presenza occasionale, oggi constatiamo quanto abbia permeato l’economia e una delle ragioni che ha portato a questo livello di infiltrazione è la mancanza di tre strumenti che è stata denunciata qui oggi: la legge sul falso in bilancio, quella sull’autoriciclaggio e la brevità delle prescrizioni. Tutte mancanze che si devono al governo Berlusconi. Mi ha colpita, però, favorevolmente, la Commissione istituita dal Comune di Milano, che spero si possa esportare, non solo in altri comuni, ma anche in Europa”.

IL DISOBBEDIENTE

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