Nel 2001 aveva ceduto all’Enel il business della distribuzione del gas naturale in Italia per la mastodontica cifra di 1 miliardo 43 milioni di euro. Non sono bastati a salvarla dal fallimento.

Nei giorni scorsi i giudici della seconda sezione civile (Filippo Lamanna, Mauro Vitiello e Irene Lupo) hanno esaminato il ricorso presentato dalla creditrice B.Fin e hanno deciso: la Camuzzi spa è fallita.

E’ lunghissima la storia di questa società, azienda leader a livello internazionale nella distribuzione del gas, nata nel 1929 e diventata nel 1975 di proprietà dell’ingegnere piacentino Leonardo Garilli (insieme allo storico socio Ruggero Jannuzzelli). Oggi il figlio Fabrizio Garilli, reduce dal fallimento lo scorso anno del Piacenza calcio, nelle vesti di liquidatore unico ha visto crollare davanti ai suoi occhi un altro pezzo di storia cittadina creato dalla sua famiglia.

L’impero Camuzzi si è sgretolato e con lui i sogni con cui l’ancora amato ingegner Garilli aveva reso orgogliosa una città di provincia. Ora i beni della società, per lo più immobili saranno messi sul mercato da tre curatori fallimentari indicati dal tribunale: il ricavato servirà per soddisfare le richieste dei creditori.

Come detto, neppure il miliardo e 43 milioni di euro, una cifra enorme per il tempo, sono bastati per passare indenne questa crisi economica, in gran parte utilizzati per diversificare le attività e gli investimenti.

Nautica, editoria e arte, nei quali ha investito Fabrizio Garilli, con l’attuale socio Ruggeromassimo Jannuzzelli (anch’egli figlio dell’altro socio storico)  si sono rivelati però i settori più colpiti dalla crisi economica e non hanno dato i risultati sperati. Ma ad aggiungersi agli errori e alla sfortuna si è sommata anche una cartella da pagare all’Agenzia delle entrate da 40 milioni di euro, derivante dall’incorporazione della società Wave, che in un’azienda già malata non ha potuto far altro che portare al tracollo, con il fallimento della Camuzzi sancito dal Tribunale in questi giorni.

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