Nonostante l’economia interna cresca piuttosto lentamente, il settore “shopping center” continua il suo exploit: siamo in Brasile, e lontani dalla cartolina “sole tutto l’anno e bikini francobollo”, il modello distributivo del grande magazzino di lusso cresce a ritmi velocissimi. Secondo Abrasce (Associazione brasiliana shopping center) gli shopping center brasiliani hanno chiuso il 2011 con un incremento delle vendite del 18,6 per cento e per il 2012 è previsto un aumento del 12 per cento, con l’apertura di 43 nuove unità, 29 delle quali dislocate al di fuori delle principale città brasiliane (attualmente il vero “fashion hub” resta San Paolo, che attira il 70% dei consumi del lusso, secondo Boston consulting group).

Lo shopping center di San Paolo "Iguatemi"

Iguatemi impresa de shopping, uno dei maggiori operatori del settore shopping center, conferma i dati di crescita forniti da Abrasce che, anzi, sembrebbero in questo caso ancora più positivi: crescita nelle vendite prevista pari al 25-30 per cento per il 2012 e un ambizioso programma di aprire otto nuovi shopping mall entro il 2015.

Ma quali sono le ragioni del successo di questo modello distributivo nella Repubblica fèderativa do Brasil?

Il primo tra tutti sembra essere la sicurezza. Nonostante la crescita economica, secondo dati governativi nel 2011, il Brasile ha riportato un altissimo tasso di criminalità, piazzandosi al terzo posto tra i paesi sudamericani, dopo Colombia e Venezuela. Questa la ragione principale che spinge le famiglie a evitare lo shopping nelle vie cittadine, preferendo, piuttosto, il ritrovarsi all’interno di un grande magazzino “protetto”, un microcosmo del consumo che diventa un vero e proprio spaccato di vita quotidiana.

Un’altra motivazione alla base del successo degli shopping center brasiliani, sembra essere la convenienza anche se, su quest’ultima, qualche perplessità c’è, almeno per quanto riguarda i beni importati: regole molto rigide e dazi doganali altissimi, fanno spesso sì che il consumatore brasiliano si ritrovi a pagare un abito o un accessorio il doppio o addirittura il triplo di quanto lo pagherebbe in Usa o in Europa. Per questo, tra le soluzioni consigliabili ai marchi che pianificano un’espansione nel mercato brasiliano, c’è il suggerimento di una politica che preveda ricarichi più bassi rispetto a quelli applicati altrove: è probabilmente l’unico modo, a oggi, per evitare che i consumatori brasiliani con reddito medio-alto, che sono poi i principali frequentatori dei grandi magazzini del lusso, si rechino all’estero per effettuare i propri acquisti. Ed è anche l’unico modo per far sì che il mercato brasiliano rappresenti una reale occasione per i brand della moda mondiale.

Le scarpe eco-friendly di "Melissa"

D’altra parte, il Brasile non si limita soltanto ad acquistare moda proveniente dal resto del mondo, e molti sono i designer brasiliani che si affacciano al mercato internazionale.

Prima tra tutte, Daniella Helayel, la designer che ha creato il brand Issa e che ha visto aumentare la propria notorietà dopo esser stata scelta dalla principessa Kate Middleton, in molte occasioni ufficiali.

Ma ci sono anche le scarpe colorate di Paula Ferber, gli abiti di Lily Sarty e i “sogni di plastica” di Melissa, che da più di trent’anni realizza calzature in plastica, eco-friendly, comode da indossare, e amate ormai in tutto il mondo. Insomma, il Paese più solare del Bric accoglie la moda europea nei corridoi artificiali di grandi magazzini ovattati, e porta la propria nelle strade di tutto il mondo.

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