Il presidente dell’Inps, Mastrapasqua, se ne è uscito ieri con una dichiarazione sconcertante; ha dichiarato letteralmente: “Gli esodati che verranno salvaguardati sono all’incirca 220 mila”. I suddetti esodati che fossero stati in ascolto di Radio Mattino avrebbero avuto un istantaneo moto di gioia pensando che fosse stata trovata una soluzione almeno parziale al drammatico problema che una riforma intrapresa in modo cinico e superficiale ha creato, riuscendo finalmente a zittire l’orchestrina dei musicanti che continuano a sostenere, con una tiritera monotona, l’ineluttabilità della riforma a dispetto dei numeri che l’Inps sforna quotidianamente e che dimostrano il contrario, a prova di stupido.

Gli stessi esodati, però, avrebbero avuto una immediata e grave delusione sentendo Mastrapasqua snocciolare i numeri che, a suo dire sommano i 220.000; infatti il nostro pluri-incaricato ha inserito nell’elenco 80.000 “salvaguardati” che non sono stati colpiti dalla deforme riforma Fornero, in quanto hanno maturato i requisiti pensionistici secondo le vecchie regole nel 2011. Tolti questi, il numero di esodati salvaguardati con leggi, decreti e decretini abborracciati fino a ora, resta a quei 140.000 determinati dalle salvaguardie, 65.000 e 55.000 con la piccola coda di 10.000 che dovrebbero essere salvaguardati con l’ulteriore fondo esodati e con le rimanenze di bilancio (se ci saranno) derivanti dalle prime due salvaguardie.

Infatti gli 80.000 di cui parla Mastrapasqua sono perone che avevano maturato la loro pensione anche 11 mesi prima che a qualcuno venisse in mente di nominare ministro la professoressa Fornero dandole la delega di scrivere la riforma.

Ora, è vero che la propensione del presente governo a fare strame della regola aurea che le leggi non devono essere retroattive è alla ribalta delle cronache dopo che è stata proposta una legge che tartassa a ritroso, ma neppure la fantasia di Fornero, che in materia di tagli alle pensioni è fervida, era arrivata al punto di sottrarre il diritto pensionistico a chi lo aveva già acquisito mentre lei era ancora impegnata come docente e come consigliere di banca Intesa S.Paolo.

Infatti la signora fu pure “magnanima” concedendo a chi maturava i requisiti dopo la sua legge (6 Dicembre 2011) e entro il 31 Dicembre 2011 di accedere alla pensione con le vecchie regole. L’uscita improvvida di Mastrapasqua può avere due radici: o il presidente dell’Inps è convinto che gli 80.000 siano stati effettivamente salvaguardati oppure ce la racconta.

Nel primo caso evidentemente Mastrapasqua contemplerebbe la possibilità che si sarebbero potuti cancellare con un colpo di spugna i diritti acquisiti e che il non averlo fatto è una evidenza di salvaguardia; ipotesi alquanto sinistra in prospettiva futura. In tal caso gli segnalo che con questa logica (cioè l’andare a cancellare i diritti preesistenti) i salvaguardati potrebbero essere in realtà 16.091.648 e cioè i 130.000 veramente (così si spera) salvaguardati più i 15.961648 pensionati INPS alla data del 31 Dicembre 2011 i, quali sarebbero stati “salvati” dal togliere loro la pensione ipso facto.

Se invece ce la raccontasse dovremmo registrare l’arruolamento di un altro soldatino nelle fila di coloro che prima della riforma si sono dannati l’anima per dimostrare che andava fatta a dispetto dei numeri, e poi hanno continuato sparando dichiarazioni di principio sconnesse e indimostrate, abbinate a numeri buttati nel buio, per sostenere alternativamente la insostenibilità di una salvaguardia seria ed esaustiva oppure la sufficienza delle misure intraprese. Non saprei dire quale delle due ipotesi circa i motivi dell’esternazione di Mastrapasqua sarebbe la più sconsolante. Nell’un caso e nell’altro, ha forse bisogno di un po’ di riposo dalla numerose cariche che occupa?

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