A chi era rivolta l’autobomba esplosa ieri a Beirut? Un po’ a tutti. L’attentato di ieri è un segnale rivolto a chi, tra gli ambienti politici e religiosi libanesi, sta pensando se sia il caso di aiutare l’opposizione siriana. Il quartiere libanese dove è esplosa la bomba, non a caso, è a maggioranza maronita . Una buona fetta dei cristiani in Siria è ancora fedele al presidente e questo attentato, subito condannato da Damasco, serve a cementificare la paura verso i “terroristi”. Poi, è facile riportare il Libano allo scontro confessionale, così da scatenare la fitna nel paese, trascinando anche i libanesi nel baratro.

Da mesi, inoltre, a Tripoli, la comunità sunnita e quella alawita si sparano addosso. La prima sostenitrice della rivoluzione e la seconda del presidente Assad. I traffici tra il confine libanese e quello siriano sono bloccati da mesi. E’ difficile spingersi fino alla zona di Arida, pochi km all’interno del territorio siriano, senza incontrare gli uomini di Hezboallah -recentemente hanno ammesso ufficialmente di aiutare il regime siriano. Assad ha dimostrato di avere ancora le mani nel paese dei cedri, nonostante, ufficialmente, l’esercito siriano e l’intelligence hanno abbandonato da anni il Libano. La rete di contatti e di potere organizzata da Ghazi Kanaan(ex capo dei servizi segreti siriani in Libano, morto assassinato a Damasco nel 2005) è ancora al servizio di Damasco. Che sia morto ieri, casualmente o non, Hissam Al Hassan, uomo dell’intelligence vicino a Hariri, tanto meglio per chi ha messo la bomba. Sono i segnali, gli avvertimenti, che nel mondo arabo contato. Chi deve scegliere che cosa fare nel prossimo futuro riguardo alla Siria, ieri ha sentito il rumore della morte.

Articolo Precedente

Giornalismo cinese in trappola (linguistica)

next
Articolo Successivo

Il neoliberismo ci regala più fame

next