Un’autentica cricca dei furbetti del guard rail che, per oltre quattro anni – dal 2003 al 2007 – si è spartita il mercato della produzione e vendita delle barriere stradali, pilotando la ripartizione, tra gli appartenenti alla cricca, di gare pubbliche e vendite dirette e, soprattutto, fissando artificiosamente i prezzi in modo che si stabilizzassero su valori più alti rispetto a quelli di mercato.

Miliardi di miliardi di euro guadagnati in danno dei concorrenti e della pubblica amministrazione italiana per effetto degli illeciti condizionamenti e restrizioni del gioco della concorrenza.

E’ questo il quadro accusatorio sulla cui base l’Autorità Garante per la concorrenza ed il mercato ha appena condannato i compagni di merenda del guard rail a sanzioni complessive per oltre quaranta milioni di euro.

La vicenda, di per sé grave, diviene allarmante e sconcertante se si considera che tra i membri della cricca del guard rail compaiono anche – ed hanno, anzi, un ruolo determinante – le società dell’ex Presidente degli industriali italiani Emma Marcegaglia.

Oltre undici milioni di euro la sanzione comminata al solo gruppo dell’ex Presidente di Confindustria, sintomo evidente del ruolo centrale giocato nella partita.

E, d’altra parte, le società del Gruppo Marcegaglia – stando a quanto emerge dagli atti del procedimento dell’Autorità Garante per la concorrenza ed il mercato – sono le sole ad aver visto straordinariamente lievitare le quote di mercato durante gli anni nei quali la cricca ha operato.

Di giorno, in giro per l’Italia e seduta ai tavoli istituzionali per difendere la libertà di concorrenza ed il mercato e di notte – o magari a giorni alterni – impegnata, direttamente ed attraverso i propri manager, in riunioni carbonare [n.d.r. oltre cento quelle delle quali la Guardia di Finanza ha raccolto le prove] finalizzate ad alterare e restringere la concorrenza nel nostro Paese in danno dei concorrenti estranei alla cricca, della pubblica amministrazione e, ovviamente, dei cittadini.

La maschera della legalità e dello strenuo difensore della concorrenza a mascherare quello della “furbetta del guard rail”, pronta a fare cartello con altri spregiudicati imprenditori, pur di arricchirsi illecitamente in danno del sistema Paese.

Una storia che ha davvero dell’incredibile e che testimonia, una volta di più, la straordinaria ed inarrestabile propagazione di una diffusa corruzione etica e dei costumi tra i vertici di ogni settore del Paese.

Posso affermare che la lotta alla legalità è ormai una mission di Confindustria e continuerà anche dopo la fine del mio mandato perché la legalità non è solo un dovere morale, ma anche e soprattutto una necessità vitale delle aziende e del mercato. Le organizzazioni criminali deformano la libera concorrenza, si riprendono con violenza ciò che hanno prestato alle aziende e non creano così uno sviluppo economico reale e sostenibile. Bisogna che si renda ancora più marcata la differenza tra chi opera in nome della legalità e chi invece no.”.

Diceva così, Emma Marcegaglia, all’epoca presidente di Confindustria, nel febbraio scorso, nel presentare a Caltanisetta un progetto anti-usura accanto al Ministro dell’Interno Anna Cancellieri.

Ed ora? Le decine di milioni di euro di sanzione pecuniaria inflittagli dall’Autorità Garante ed il procedimento penale nel cui ambito si sta provando a fare ancora più luce su quanto accaduto, non bastano.

Servirebbe, almeno, la vergogna e le scuse, pubbliche per aver preso in giro il Paese, il mercato e tutti gli imprenditori onesti che ha indegnamente rappresentato.

L’ex Presidente degli industriali italiani, membro di una loggia occulta per falsare il gioco della concorrenza ed il mercato. E’ questa parte della storia che si legge – a chiare lettere – negli atti del procedimento dell’Autorità Garante.

Il tenore letterale di alcune testimonianze rese alla Guardia di Finanza nel corso delle indagini è sconcertante ed andrebbe, probabilmente, scolpito sulla facciata dei palazzi nei quali le società membri della cricca hanno la loro sede. Eccone uno stralcio.

“Il meccanismo collusivo era noto a tutti (secondo quanto riferito dal segretario del Comast [n.d.r. il consorzio costituito ad hoc per la gestione del patto scellerato], “ogni consorziata porta in dote alcune richieste d’offerta, queste vengono dibattute dalle stesse”…“dopo la discussione, la società ha il nulla-osta del Comast per ‘chiudere l’ordine’”.

Al termine delle discussioni, i concorrenti decidevano a chi assegnare una determinata porzione di domanda attraverso una vera e propria sua ripartizione (come illustrato dal segretario Comast, “si assegna la fornitura ad una consorziata”; similmente si esprime il rappresentante di Ipdi: “si spartivano le aggiudicazioni tra le aziende; si stabiliva cioè che la fornitura di una barriera per una certa gara la dovesse fare un’azienda piuttosto che un’altra”, del pari del rappresentante di Mrcgb [n.d.r società del gruppo Marcegaglia]: “suddivisione delle offerte di barriere [..] si inizia la discussione. Dopo di ciò, il tavolo decide a chi assegnare la fornitura. Questo succede sistematicamente”).

Per garantire il rispetto di quanto concordato, il cartello strutturato tra le parti prevedeva l’azionamento della leva di prezzo onde consentire che la domanda si indirizzasse effettivamente verso il soggetto designato in ambito Comast (secondo la chiara testimonianza resa dal rappresentante di Ipdi [n.d.r. una delle società appartenenti alla cricca], “a quel punto, se il posatore chiedeva il preventivo anche ad aziende diverse da quella assegnataria, esse dovevano fare un preventivo più alto in maniera tale che l’aggiudicazione andasse a quella che era stata concordata nelle riunioni del Comast”).

Infine, a conclusione del meccanismo collusivo, i dati così come aggiornati dalle decisioni di volta in volta collettivamente prese venivano inseriti in un apposito database, in maniera tale che ciascun partecipante all’intesa potesse avere contezza e memoria di quanto concordato con i concorrenti, disponendo così in pratica di una guida cui successivamente attenersi per evitare di alterare gli equilibri di cartello stabiliti (“inserisce in un prospetto i dati del cliente ed infine a chi è stata assegnata la fornitura. Alla fine di ogni riunione, ad ognuno dei rappresentati viene consegnato il prospetto riepilogativo della giornata con tutte le assegnazioni fatte dal Comast”, in accordo a quanto dichiarato dal rappresentante di Mrcgb).”

Ogni parola in più sarebbe inutile.

Alcuni tra i gruppi industriali più grandi ed influenti nel sistema Paese, membri di una loggia occulta per la spartizione illecita del mercato e la tutela dei propri egoistici interessi.

Un’altra ragione – della quale si sarebbe volentieri fatto a meno – per chiedere, con forza, un profondo e radicale rinnovamento della classe dirigente italiana.

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