Franco Condò, con una delibera della Giunta regionale del Lazio a gennaio 2009, amministrazione Marrazzo, è stato dichiarato decaduto dalla carica di direttore generale della Asl Roma E per una serie di inadempienze. Ma una volta uscito dalla porta, è rientrato dalla finestra, come consulente della stessa Asl, grazie all’amministrazione Polverini. “Gravi disavanzi di gestione per gli esercizi finanziari 2003, 2004, 2005 – si legge nella delibera regionale che gli revocò il mandato – numerose violazioni dei principi di buon andamento dell’amministrazione, violazioni di legge ed ulteriori gravi motivi riconducibili al mancato rispetto degli indirizzi regionali in materia di contenimento dei costi“.

L’Asl Roma riunisce i municipi delle zone Prati, Aurelia, Monte Mario e Cassia Flaminia e quindi serve in tutto oltre mezzo milione di cittadini. La Polverini, dopo la cacciata di Condò, nominò come dirigente dell’azienda sanitaria Maria Sabia, ex direttore amministrativo della stessa azienda sanitaria. Tuttavia questa a sua volta nominò Condò suo consulente. Entrambi pochi mesi prima  (nel giugno 2010) erano stati condannati dalla Corte dei Conti del Lazio, insieme all’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci e ad altri, “al pagamento in parti uguali in favore dell’Asl RmE della somma di euro 229.260,47”, come dice la sentenza. Motivo? Un danno erariale causato da alcuni lavori di ristrutturazione dell’ospedale Santo Spirito di Roma, eseguiti in occasione del Giubileo, che non furono condotti a regola d’arte tanto da dover essere rifatti poco dopo.

Nella delibera che si pronunciava sulla decadenza di Condò, ci sono passaggi in cui vengono riportati giudizi della magistratura contabile. La Corte dei Conti ha infatti stabilito che la somma del bilancio di gestione, riferita all’esercizio 2005, evidenziava una differenza molto elevata tra quanto previsto in sede di budget ed i risultati effettivamente ottenuti. Inoltre “nel triennio 2003-2005 – si legge nella sentenza – la gestione aveva evidenziato un peggioramento del risultato economico pari al 62% ed un ulteriore depauperamento del patrimonio netto, già gravemente negativo, del 66%; aveva rilevato un aumento ingiustificato dei costi per l’acquisizione di beni e servizi (24%); rilevava irregolarità e carenze nelle procedure di contabilità”. Un curriculum che deve aver “ben impressionato” l’ex presidente della Regione Polverini.

Secondo la magistratura contabile, insomma, la gestione dell’Asl in quegli anni è stata non proprio regolare. E a quello stesso periodo (dal 2003 al 2005) si riferisce una denuncia dell’imprenditore Oreste Zambrelli, legale rappresentante della “Raphael srl Strutture Sanitarie e dell’Ospitalità” proprio ad alcuni dirigenti della Asl Roma E: gli stessi Condò e Sabia, ma anche il direttore del dipartimento salute mentale della Asl Gianfranco Palma e l’avvocato Guido De Santis, fino al 2005 consulente legale dell’Azienda sanitaria. La Raphael opera nel settore sanitario, in particolare nella riabilitazione psichiatrica. “Nel solo periodo dal 29/04/2004 al 15/09/2005 – si legge in una relazione inviata alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica di Roma – lo sperpero di denaro pubblico nella sola struttura Raphael di Via Cassia in Roma ammonta a 2.960.000,00 euro”.

“Nonostante lo avessi denunciato a tutti i livelli istituzionali, sono stato costretto per anni – denuncia Zambrelli – ad operare nell’illegalità, senza la prescritta autorizzazione regionale all’apertura e all’esercizio della struttura socio sanitaria, per inadempienze della Asl RmE e della Regione Lazio. Per vari periodi la società Raphael è stata pagata pur non avendo pazienti che, come da contratto, dovevano essere inviati dalla Asl RmE. Inoltre la Asl ha stipulato una convenzione ‘vuoto per pieno’ con la Fondazione Mario Lugli Onlus, per una spesa annuale di 957.100 euro. In sostanza – spiega Zambrelli – la Asl RmE, pur dichiarando l’insufficienza numerica delle strutture psichiatriche alternative al ricovero ospedaliero, contemporaneamente, pur pagandole a vuoto, non le ha utilizzate per soddisfare le numerose richieste, in lista di attesa, delle persone con disagio mentale”. In sostanza, secondo il racconto dell’imprenditore, per 4 anni ha incassato i rimborsi dell’Asl, ma questa non è mai passata al gradino successivo promesso: l’autorizzazione regionale.

La Corte dei Conti però ha archiviato la denuncia di Zambrelli e anche una della Fials, Federazione italiana autonoma lavoratori sanità, per la stessa vicenda. “Non capisco come sia possibile. Il mio è un esempio emblematico – denuncia Zambrelli – proprio della gestione sconsiderata di Condò e dell’operato discutibile dell’azienda sanitaria che dirigeva. Operato condannato proprio dalla magistratura contabile che però ha archiviato la mia denuncia specifica su tale gestione, rifiutando di rendere note le motivazioni di tale decisione da me più volte richieste. Io potevo tranquillamente stare zitto e prendermi i soldi della Asl pur non avendo pazienti ma ho creduto fosse mio dovere denunciare la cosa. Il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, fa appelli per incentivare la collaborazione dei cittadini per agevolare l’operato della magistratura contabile ma, alla luce di quello che mi è successo, mi sembra che tale collaborazione non serva a nulla”. Mentre anche la Procura ha archiviato la denuncia di Zambrelli (che ha fatto ricorso), ormai la struttura che rappresenta è ferma da anni “con motivazioni pretestuose addotte dalla Asl e dalla Regione, con conseguenti danni ingentissimi di ogni genere. Ma sono ancora fermamente intenzionato a far valere i miei diritti”.

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