A Cavenago Brianza succede quanto segue: un giorno di settembre a due sorelline di 7 e 9 anni viene spiegato che non hanno diritto a mangiare. I loro genitori non pagano la retta della refezione scolastica. Poi le bimbe, che non possono restare a digiuno, cominciano a consumare a scuola cibo portato da casa. Ma, attenzione, senza le stoviglie fornite dalla società di ristorazione, sostenitrice della linea dura per recuperare 23 mi-la euro di debiti. Poi è partita, come accadde ad Adro un paio di anni fa, una gara di solidarietà e sono stati raccolti fondi per chi non può permettersi di pagare la retta.

A Vigevano, negli stessi giorni, 150 alunni delle scuole dell’obbligo, soprattutto elementari, sono stati oggetto di un provvedimento di “sospensione” del pasto. Da due anni è stata abolita la fascia di esenzione per i redditi più bassi e, guarda un po’ che strano, sono aumentati i genitori morosi. Il sindaco leghista Andrea Sala “non intende fare sconti a nessuno”. E sentite con quali parole da statista spiega ai giornali locali la sua politica del rigore: “Spezzeremo le gambe ai professionisti dell’insoluto, a livello economico, cominciamo con i pignoramenti. Abbiamo i piraña in giro, li stiamo già stanando. E l’andamento dei pagamenti delle mense è migliorato da quando abbiamo cominciato a usare il pugno di ferro. Ci sono stranieri che devono essere educati e ci sono italiani ricchi che fanno i furbi”.

Pure a Landriano, sempre in provincia di Pavia, chi non paga non mangia. E non ci si può fermare nemmeno con il pasto portato da casa. Per la cronaca, lì la giunta è di centrosinistra.

“L’anno scorso, per tutto l’anno, non abbiamo pagato i pasti per i nostri due bambini: io sono disoccupata, mio marito, muratore, da due anni lavora solo saltuariamente”, spiega una mamma vigevanese. “Prima c’era l’esenzione, ora anche la fascia di reddito minima deve pagare e noi non ce l’abbiamo fatta. Ora abbiamo chiesto di poter rateizzare, ma ci è stato risposto di no. E nel frattempo, finché non saldo, non vogliono erogare la dote scuola che la Regione ha assegnato ai bambini per comprare il materiale scolastico”.

Chi giubila invece è il sindaco di Adro, il leghista pioniere Danilo Oscar Lancini: “Abbiamo fatto scuola”.

È molto verosimile pensare che qualunque genitore faccia di tutto per non esporre il proprio figlio all’umiliazione di sentirsi diverso perché povero. Ed è ovvio che la crisi economica sta travolgendo il paese. Ora è evidente che qualcuno deve pagare il servizio di refezione e i Comuni attraversano un momento difficile a causa dei tagli. Però in casi come questo è la politica a dover dare risposte. Se vanno nella direzione di discriminare chi non ha soldi, allora per favore non diciamo che siamo un paese civile. Se la risposta è non ci sono più denari, allora si dica con un po’ di sincerità che il welfare in Italia è uno slogan vuoto, non esiste. A parte per le ostriche dei consiglieri regionali.

Demagogia? Antipolitica? Chiediamolo ai genitori dei bimbi esclusi dalla mensa, vediamo se capiscono l’importante distinguo retorico.

Il Fatto Quotidiano, 14 Ottobre 2012

C'era una volta la Sinistra

di Antonio Padellaro e Silvia Truzzi 12€ Acquista
Articolo Precedente

Università, un ufficio diplomi ed esami contro i falsi curricula

next
Articolo Successivo

La ricerca nella repubblica di Bananas

next