Il mondo è cambiato, il lavoro è cambiato, le nostre vite sono cambiate, eppure ancora oggi c’è chi canta “chi non lavora non fa l’amore”. Oggi le forze politiche della sinistra, unite sotto la bandiera della difesa del lavoro, cominciano la raccolta delle firme per il referendum in difesa dell’articolo 18. Questa campagna sacrosanta per contrastare la perdita dei diritti dei lavoratori non ci basta. Come noto, oltre il 30% dei lavoratori italiani ha un contratto “atipico” e per quanto riguarda le nuove assunzioni  8  su 10 avvengono con un contratto precario. Il collegato lavoro, cioè il grande condono per chi ha sfruttato illegittimamente lavoratori precari e poi la riforma Fornero sono solo gli ultimi due passi di una trasformazione strutturale del mercato del lavoro in Italia.

Di fronte a questo cambiamento, la difesa dell’articolo 18 è una battaglia di retroguardia, dato che protegge i diritti di alcuni ma non li estende ai milioni di persone che fanno parte delle generazioni precarie. Parliamo di milioni di lavoratori che non devono essere licenziati perché è sufficiente non rinnovare il contratto alla sua scadenza, che non hanno accesso alla cassa integrazione, alla maternità, alla malattia, che non hanno ferie pagate e non parliamo della pensione. Per queste persone l’articolo 18 è una chimera.

Serve, e subito, una misura universale che copra tutte e tutti: il reddito di base garantito per chi ha perso il lavoro, lo sta cercando, non ha la pensione, si sta formando per poter lavorare, per chi non vuole essere costretto ad accettare un lavoro in nero.

Alcuni dei partiti che stanno lanciando la raccolta firme per l’articolo 18 hanno firmato anche una proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione del reddito minimo garantito, e proprio lunedì comincerà una Settimana per il reddito piena di iniziative legate alla legge. La legge è una proposta interessante, un primo passo per lanciare il dibattito sul reddito in Italia, ma anch’essa non ci basta. Per questo abbiamo lanciato l’Agorà per il reddito che si terrà sabato 20 ottobre a Milano e in cui invitiamo tutti e tutte in una piazza di discussione aperta, in cui esprimere i dubbi, le idee e le proposte per il reddito di base. Abbiamo pensato a un’Agorà perché vogliamo che tutti possano esprimersi al di fuori delle piazze virtuali e delle promesse urlate sulle pagine dei giornali.

I partiti che stanno tenendo il piede in due scarpe non credano di usare articolo 18 e reddito nella retorica elettorale senza che si spieghi su cosa vogliono puntare e cosa è realistico aspettarci se l’anno prossimo andranno al governo. SEL è tra i promotori della proposta di legge sul reddito. Anche Rifondazione comunista ha aderito. Il Movimento 5 stelle cita spesso il reddito di cittadinanza tra le idee per il suo programma nazionale.  E una parte del PD sta raccogliendo le firme tra gli iscritti per poter presentare un referendum sul reddito durante le primarie. Vogliamo sapere quale modello di welfare hanno in mente. I soldi ci sono, serve la volontà politica. Basta promesse, basta con chi considera il reddito un’utopia irrealizzabile, basta con chi lo stronca sul nascere per preservare lo status quo della precarietà. Per questo il 26 ottobre San Precario sfiderà a singolar tenzone i politici sul tema del reddito. Presto vi diremo i nomi dei politici che hanno accettato la sfida e di quelli che invece non l’hanno accettata.

Ma prima ci vediamo il 20 ottobre per l’Agorà per il reddito, alle 15, ospiti di Macao in viale Molise 68 a Milano. Qui trovi l’evento Facebook.
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