Non tragga in inganno la citazione volutamente sbagliata di un opaco seguito de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, ribaltata soltanto per una rima che suonava bene.

Così vicini, così lontani, si diceva. Virginio Merola e Roberto Balzani, giusto una settantina di chilometri tra palazzo d’Accursio e il municipio forlivese. Eppure sembra una distanza siderale. Nel consiglio comunale di Bologna, come in quello di Forlì, si è votata la fusione Hera-Acegas: operazione finanziaria/industriale legittima su cui va espresso un parere, e un indirizzo politico, pro o contro, anche se si farà lo stesso. Insomma, il voto è simbolico, non modifica l’ordine delle cose, già deciso dalla multiutility.

A Forlì con 32 voti su 33 (un astenuto), l’operazione è bocciata. A Bologna con 18 voti contro 17, faticosamente viene approvata. Dalla maggioranza del centrosinistra bolognese si sono sfilati Sel e Idv, con Lega Nord e 5 Stelle già all’opposizione, ma il sindaco bolognese è stato salvato dal voto dell’ex a.d. di Hera, ora consigliere comunale, Stefano Aldrovandi. A Forlì un’adunata generale, che nemmeno per il governo Monti, si è compattata rigettando la fusione della discordia.

Così vicini, così lontani, si era detto. Con Merola e gli stati generali del Pd locale e provinciale a festeggiare in piazza l’esito trionfante del referendum del giugno 2011 che chiedeva il controllo pubblico della risorsa “comune” acqua. E Roberto Balzani, senza troppe feste di piazza a dire fin da subito che poi la questione sarebbe scivolata su altri tavoli e che lì si sarebbe dovuto prendere una posizione politica netta e decisa.

Così vicini, così lontani, dicevamo poco fa. Con Balzani che esterna su Facebook ogni suo pensiero sul pasticciaccio Hera, giorno per giorno, fino al momento fatidico della votazione in Consiglio Comunale, mostrando le pressioni ricevute dai poteri forti della città per ripensare alla drastica decisione della giunta e pubblicando l’intervento ribelle che leggerà in Consiglio prima di rigettare la fusione Hera. Merola dall’altra parte lascia che la sua pagina di Facebook venga inondata di post dove si chiede di non votare per la fusione Hera-Acegas. Glielo chiedono in tanti, perfino un columnist di Repubblica, ma la risposta è il silenzio.

Così vicini, così lontani, infine, proprio nel terreno delle citazioni cinematografiche. Merola dopo il disastroso paragone per la sua giunta con il Mucchio Selvaggio di Sam Peckinpah, eccolo paragonare ancora il lavoro della sua giunta con quello delle disgraziatissime comparse indigene in Fitzcarraldo di Werner Herzog proprio durante la presentazione del Teatro Comunale quando annuncia un’altra “fusione”, quella tra l’orchestra Toscanini e quella del Comunale, immediatamente smentita dall’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti (“frase totalmente errata”). Dall’altra parte, invece, c’è la citazione di Balzani, proprio sulla giornata campale del voto contro Hera-Acegas: “Noi non ci illudiamo: non finirà come ne Il ruggito del topo, un celebre film satirico e pacifista con Peter Sellers. Resteremo topi, e buonanotte. Ma topi liberi pensatori e liberi attori, sì. Almeno questo”.

Così vicini, così lontani, anche se alla fine entrambi appartengono allo stesso partito: il Partito Democratico.

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