L’autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva di Taranto arriverà il 17 ottobre. Tra le prescrizioni già inserite nell’Aia, ‘stop’ all’utilizzo del pet coke tra le materie prime di lavorazione e sì all’avvio di procedure di spegnimento per sei delle dieci batterie delle cokerie. Oggi c’è stata la prima riunione, il lavoro di elaborazione del testo si dovrà concluderè giovedì 11 ottobre; lunedì 17 ottobre la Conferenza dei servizi è chiamata a dare l’ok definitivo.

Il ministro dell’ambiente Corrado Clini lo ha annunciato spiegando che “il documento tecnico dovrebbe essere chiuso l’11 ottobre, giovedì” e che la conferenza dei servizi, a cui partecipano le amministrazioni locali, sarebbe l’ultimo passaggio. In queste ore, però, sulla commissione presieduta da Carla Sepe che sta lavorando per rilasciare l’Aia allo stabilimento siderurgico di Taranto, si sta abbattendo una vera e propria bufera.

La prima netta bocciatura alla bozza di autorizzazione è giunta dall’Arpa Puglia in una lettera inviata all’assessorato regionale all’ambiente. L’agenzia ha definito il documento “un provvedimento amministrativo non organico e incompleto, il che non appare giustificabile sia pure in condizioni di urgenza” perché esclude dal processo autorizzativo le questioni relative al trattamento dei rifiuti.

“Si sottolinea – si legge ancora nel documento a firma del direttore generale Giorgio Assennato – come la matrice aria e le emissioni in atmosfera degli impianti abbiano una stretta e inseparabile correlazione con il ciclo dei rifiuti e quello delle acque”. L’autorizzazione, insomma, non sarebbe più “integrata” se non trattasse tutte le problematiche connesse al processo produttivo. Per l’Arpa, inoltre, gli interventi di adeguamento non devono “basarsi sui cronoprogrammi e le documentazioni presentate da Ilva” che hanno ricevuto il “no” dei custodi tecnici Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento e che al momento sono i Gestori delle aree a caldo dello stabilimento. Infine per l’Arpa il documento manca di una parte fondamentale come il Piano di dismissione e bonifica degli impianti per fine esercizio. Un punto che l’Ilva è riuscita ha saltare anche nel documento autorizzativo rilasciato nell’agosto 2011. Ora, quindi, è necessario che l’azienda metta nero su bianco gli impegni nell’eventualità di abbandonare Taranto con tutti “gli obblighi di fidejussione previsti dalla legge”.

A tutto questo, nelle ultime ore, si è aggiunta la lettera a firma dei custodi tecnici che ha definito “illegittima” l’attività condotta dal coordinatore del Gruppo di Lavoro Carla Sepe “qualora condotta da componenti non formalmente nominati” e soprattutto un’attività che si basa “solo” su due sopralluoghi conoscitivi effettuati il 30 agosto e il 20 settembre “che hanno interessato parte dell’area delle cokerie, marginalmente l’area parchi e l’altoforno 5. Un numero evidentemente limitato se si considera che l’Ilva è lo stabilimento più grande d’Europa e che l’obiettivo del gruppo di lavoro è quello di verificare la conformità di adozione delle Bat (acronimo inglese di migliori tecnoogie disponibili, ndr) ed eventuali criticità connesse al processo produttivo”.

Due missive che avrebbero scatenato l’ira degli enti locali che, secondo indiscrezioni, avrebbero anche minacciato di abbandonare il tavolo. Un evento, che se dovesse verificarsi concretamente, potrebbe mettere seriamente a rischio l’autorizzazione integrata ambientale. Intanto a Palazzo di giustizia i legali dell’Ilva hanno chiesto l’incidente di esecuzione contro il provvedimento del giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco che ha rigettato la richiesta dell’azienda di una minima capacità produttiva per effettuare il piano di interventi di 400 milioni di euro. Bruno Ferrante intanto ha inviato una lettera al procuratore della Repubblica Franco Sebastio. In risposta al provvedimento che prevedeva entro cinque giorni la destinazione del personale per avviare lo spegnimento dei primi impianti, Ferrante ha depositato un documento in cui spiega che tutto il personale dell’area a caldo è a disposizione dei custodi tecnici per l’esecuzione dei provvedimenti.

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