Due sospensioni in meno di 10 minuti. Questo lo scenario del consiglio comunale di Bologna durante il voto sulla fusione tra Hera e Acegas-Aps svoltosi ieri pomeriggio. Votazione che oramai si fa sempre più complicata per la giunta di centrosinistra dopo che Sel e Idv hanno “temporaneamente” abbandonato la maggioranza col Pd per esprimere voto contrario.

Attorno alle 13 di ieri una cinquantina di manifestanti dei comitati per l’Acqua bene comune hanno interrotto la seduta con slogan, cartelli e manifesti: “Fuori l’acqua dal mercato”, “Si scrive acqua, si legge democrazia“. Per questo il  presidente del consiglio comunale ha fermato temporaneamente la votazione sulla discussa fusione tra le due multiutility che in Emilia Romagna, Veneto e Friuli gestiscono il ciclo idrico ma anche rifiuti, gas e energia.

Alla ripresa dei lavori i manifestanti nuovamente hanno esposto gli striscioni, e questa volta è stato il Pdl a chiedere la sospensione dei lavori, prevista dal regolamento comunale in caso di interruzioni da parte del pubblico. “Spegnete le macchine fotografiche, niente video”, ha chiesto inutilmente la presidente Simona Lembi ai manifestanti. Poi l’ennesima sospensione e la convocazione dei capigruppo.

Fuori dal palazzo del Comune, a guardare a vista una manciata di giovani comunisti e militanti del centro sociale Tpo, un imponente spiegamento di forze. In tutto sono otto le camionette delle forze dell’ordine, una cinquantina di carabinieri e poliziotti e una nutrita rappresentanza della Digos.

E dopo un paio d’ore dalle prime contestazioni in aula continua la sospensione del consiglio comunale di Bologna. Il capogruppo del partito democratico, Sergio Lo Giudice, ha tentato di convincere i manifestanti ad abbassare cartelli e striscioni. Netta la risposta: “Se il regolamento è stupido non è colpa nostra, vogliamo manifestare civilmente il nostro dissenso”. In questo momento in aula continuano ad entrare ed uscire consiglieri ed assessori. La battaglia sembra tutta combattuta regolamento alla mano. L’art.17 dice che eventuali manifestazioni di dissenso portano all’interruzione dei lavori. Ed è proprio questa l’intenzione dei manifestanti. Continuare a manifestare fino a sera e impedendo così il voto sulla fusione.

Diversa la strategia dei Movimento 5 Stelle, anche loro contrari. Massimo Bugani ha chiesto a tutti i consiglieri comunali di dichiarare se sono o meno possessori di azioni Hera, “nel qual caso non potranno votare e se lo faranno la delibera sarà annullato”. Facci (Pdl) annuncia invece 2500 emendamenti, e Sel si dice pronta a votarli tutti. “Voto contrario ovviamente”, spiega il vendoliano Pieralisi. Un gioco delle parti che dovrebbe portare, nell’intenzione dei contrari, a fermare l’approvazione di un’operazione sostenuta ormai solo dal Pd e dal centrista Aldrovandi, ex amministratore delegato della stessa Hera.

Ripresa la seduta del consiglio comunale. I consiglieri rientrano in aula. La Lega Nord annuncia di voler impugnare la delibera sulla fusione “se si scoprirà che qualche consigliere ha interessi o azioni in Hera”. “La legge prescrive ai consiglieri di non votare quando hanno conflitti di interesse fino al quarto grado di parentela. Siete tutti sicuri di non avere uno zio azionista?”, chiede ironico ai suoi colleghi Daniele Carella (Pdl). “Se i consiglieri comunali non possono votare su Hera, come può il Comune che di Hera è azionista? C’è un conflitto di interessi enorme”, spiega il grillino Marco Piazza. “State consegnando i servizi pubblici al mercato finanziario. E il mercato, ve lo ricordo, è responsabile di tutti i guai che abbiamo adesso. La sovranità appartiene al popolo che si è già espresso con il referendum. Non appartiene né alle giunte comunali né ai manager Hera”. 

Maratona notturna per votare 2500 emendamenti del Pdl. Sembra proprio questo l’epilogo del voto bolognese sulla fusione Hera-Acegas. Conclusi i lavori dell’aula sono rimasti sul tavolo della presidente del consiglio comunale 2440 emendamenti. E il regolamento è chiaro: si possono anche votare in blocco ma bisogna leggerli tutti. Da qui una lettura infinita partita alle 19 e destinata a concludersi all’alba.

Una situazione che tutti hanno cercato di evitare fino all’ultimo, tranne il Pdl che a questo stratagemma lega le sue speranze di bocciare la fusione e di aprire così un’enorme crepa nella linea dei democratici a livello nazionale. “Dovranno leggere tutti gli emendamenti, e poi voteremo. Noi siamo decisi”, spiega Valentina Castaldini. “E’ una vergogna”, replica Cathy La Torre di Sinistra ecologia e libertà. Con lei anche Pd, Movimento 5 Stelle e Italia dei valori. “La pensiamo diversamente è vero, ma non si possono prendere in giro così i dipendenti comunali”, continua La Torre. “Staremo qui 10 ore”, dice sconsolato il dipietrista Caviano. “Non siamo d’accordo, il voto è ormai scontato, non possiamo continuare con un’operazione del genere”, dice invece Marco Piazza dei 5 Stelle. Tutto inutile, la lettura continua e con probabilità continuerà tutta la notte, salvo che venga meno il numero legale.

Sulla sostanza invece le posizioni sono chiare. A votare per la delibera di fusione Hera-Acegas solo il Pd con Stefano Aldrovandi. “Stanno prendendo in giro tutti, dai lavoratori comunali costretti a stare in aula al consiglio, dove ormai le posizioni sono chiare”, spiega Sergio Lo Giudice, capogruppo Pd. Diversa la visione del Pdl. “I consiglieri di maggioranza se ne stanno già andando, noi siamo pronti a metterli sotto se ci saranno i numeri giusti”. E intanto, per evitare che venga a mancare il numero legale i consiglieri comunali stanno ordinando pizze e bevande per affrontare la maratona che durerà ore.

Sì alla fusione. Attorno alla mezzanotte, contrariamente alle aspettative, il Consiglio comunale ha approvato, nella seduta la delibera che dà il via libera alla fusione per incorporazione di Acegas -Aps Holding Srl in Hera. L’esito  della  votazione  è  il seguente: voti favorevoli 19 (Sindaco, Pd, Bo2016);  17  contrari  (PdL,  Lega  nord,  M5S,  Idv,  Am  per Bo), nessun
astenuto.

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